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Urbanistica e cultura 
«Matera non è solo Sassi»
L’esperto  inglese  analizza la sfida del 2019«E’ difficile, ma fornisce anche molta libertà»
Charles Landry e il binomio fra passato e futuroOggi  il “padre” della città creativa sarà  al Simposio sui siti Unesco
di ANTONELLA CIERVO 
DAL cardigan spunta una matita. Chissà se gli è servita, osservando una città come Matera della quale fino a qualche giorno fa non sapeva nulla. Charles Landry, oggi pomeriggio alle 17,30 parlerà al terzo simposio per la stesura del Piano di gestione del sito Unesco. 
All’urbanista inglese, padre del movimento che rilegge la pianificazione delle città, spetta il compito di parlare di evoluzione e futuro. Il binomio, spesso sviluppato in modo generalista, è invece uno degli stimoli migliori per affrontare una conversazione con lui. 
Cosa può dire dopo le prime 24 ore trascorse a Matera?
«Una sorpresa! Franco  Bianchini me ne aveva parlato ma una cosa sono le parole, un’altra è ciò che vedi con i tuoi occhi. E’ una cosa unica, una parte profonda che emerge». 
Matera può vincere la sfida del 2019? 
«E’ difficile, ma proprio questa difficoltà dà la libertà di dire ciò davvero si pensa. Chi è favorito, per alcuni versi ha  un certo  timore; in caso contrario ci si può rilassare, avere maggiore creatività, essere più aperti». 
C’è un tesoro, che questa città può portare allo scoperto per vincere? 
«Si tratta di una combinazione di diversi fattori. Sono stato colpito, ad esempio, nell’Artico da una mappa da cui ho potuto osservare l’Europa e il mondo dall’alto. Credo che se potessimo guardare il Mezzogiorno d’Italia dal basso, avremmo una visione differente. 
E’ questo l’aspetto che apre possibilità. Non credo che questa città si possa osservare pensando  ai Sassi. Non è solo questo, sono molti elementi messi insieme». 
Per la città creativa, serve più denaro o intelligenza? 
«Serve più la mente; il denaro, naturalmente, aiuta ma è importante l’attitudine umana, la tensione che si vive in tutta Europa. 
E’ con questo che bisogna lavorare,  come sta facendo molto bene il gruppo di lavoro di Matera 2019 che sta descrivendo passato, futuro, vecchio e nuovo. Nel pomeriggio (ieri per chi legge, ndr.) ne parleremo  nel corso dell’incontro con il comitato scientifico. Non sarà semplice, bisognerà sorprendere il mondo, scrivere la prima pagina su questa città, senza immaginare una biografia». 
Come si coinvolgono i cittadini in processi come questo? 
«E’ un dilemma classico. Non credo che Dio ci mandi dall’alto la soluzione, ma penso che sia una combinazione fra l’ ispirazione degli stranieri e i cittadini, unendo sostanza, contenuti, conoscenze. 
Credo poi si debbano confrontare le due parti; lo straniero è ignorante ma fresco, il cittadino conosce di più ma forse non vede attraverso il bosco perchè ci sono troppi alberi. La comunità, i diversi gruppi di lavoro richiedono, perciò, una co-creazione. La formula migliore è rafforzare  conversazioni, fare in modo che i luoghi si possano leggere come un poema, un’opportunità, un modo per comprendere i messaggi, per muoversi attraverso i continenti, come un’onda. 
Ogni elemento della nostra storia deve essere composto dall’unione fra il passato e ciò che siamo oggi,  ma anche da Matera all’Europa ». 
Il 2013 sarà un anno importante. Cosa bisogna fare per essere scelti? 
«Ho letto la documentazione che presenterete e penso che si debba trasformare tutto ciò in programma culturale. Termini come isolamento e  silenzio, dovrebbero  diventare elementi centrali di questo progetto. 
Il lavoro dei componenti del Comitato, che stanno svolgendo molto bene,  deve trasformarsi in realtà, diventare visibile». 
Globalizzazione e  velocità nel trasferimento delle informazioni, non rischiano di rendere più difficile un processo come quello della città creativa? 
«La gente ha bisogno di essere in un luogo preciso, di avere un’ancòra. Basta pensare alle canne che si muovono, ma restano nello stesso posto. I materani che si trovano a Milano o in un altro luogo, possono essere lo stesso nella loro città anche se sono lontani; è questa l’idea della città creativa. 
Qualsiasi problema ci sia, pensate al punto debole e fatene la vostra forza. Non so se può andar bene per Matera, ma può essere un primo passo». 
Sulla scrivania c’è una macchina fotografica. 
Lo sguardo, ha spiegato Landry, è molto meglio delle parole e in luogo come la città dei Sassi, in cui la storia dell’umanità si presenta senza veli nella sua semplicità, diventa fondamentale. 
La conversazione che oggi il celebre urbanista di Gloucester terrà a Matera non potrà non prescindere da ciò che ha visto. 
E forse la città avrà un patrimonio su cui basare la riflessione sul proprio  futuro. 
 a.ciervo@luedi.it

Dal cardigan spunta una matita. Chissà se gli è servita, osservando una città come Matera della quale fino a qualche giorno fa non sapeva nulla. 

Charles Landry, oggi pomeriggio alle 17,30 parlerà al terzo simposio per la stesura del Piano di gestione del sito Unesco. All’urbanista inglese, padre del movimento che rilegge la pianificazione delle città, spetta il compito di parlare di evoluzione e futuro. Il binomio, spesso sviluppato in modo generalista, è invece uno degli stimoli migliori per affrontare una conversazione con lui. 
Cosa può dire dopo le prime 24 ore trascorse a Matera?
«Una sorpresa! Franco  Bianchini me ne aveva parlato ma una cosa sono le parole, un’altra è ciò che vedi con i tuoi occhi. È una cosa unica, una parte profonda che emerge». Matera può vincere la sfida del 2019? «È difficile, ma proprio questa difficoltà dà la libertà di dire ciò davvero si pensa. Chi è favorito, per alcuni versi ha  un certo  timore; in caso contrario ci si può rilassare, avere maggiore creatività, essere più aperti». 
C’è un tesoro, che questa città può portare allo scoperto per vincere? 
«Si tratta di una combinazione di diversi fattori. Sono stato colpito, ad esempio, nell’Artico da una mappa da cui ho potuto osservare l’Europa e il mondo dall’alto. Credo che se potessimo guardare il Mezzogiorno d’Italia dal basso, avremmo una visione differente. È questo l’aspetto che apre possibilità. Non credo che questa città si possa osservare pensando  ai Sassi. Non è solo questo, sono molti elementi messi insieme». 
Per la città creativa, serve più denaro o intelligenza? 
«Serve più la mente; il denaro, naturalmente, aiuta ma è importante l’attitudine umana, la tensione che si vive in tutta Europa. È con questo che bisogna lavorare,  come sta facendo molto bene il gruppo di lavoro di Matera 2019 che sta descrivendo passato, futuro, vecchio e nuovo. Nel pomeriggio (ieri per chi legge, ndr.) ne parleremo  nel corso dell’incontro con il comitato scientifico. Non sarà semplice, bisognerà sorprendere il mondo, scrivere la prima pagina su questa città, senza immaginare una biografia». 
Come si coinvolgono i cittadini in processi come questo? 
«È un dilemma classico. Non credo che Dio ci mandi dall’alto la soluzione, ma penso che sia una combinazione fra l’ispirazione degli stranieri e i cittadini, unendo sostanza, contenuti, conoscenze. Credo poi si debbano confrontare le due parti; lo straniero è ignorante ma fresco, il cittadino conosce di più ma forse non vede attraverso il bosco perchè ci sono troppi alberi. La comunità, i diversi gruppi di lavoro richiedono, perciò, una co-creazione. La formula migliore è rafforzare  conversazioni, fare in modo che i luoghi si possano leggere come un poema, un’opportunità, un modo per comprendere i messaggi, per muoversi attraverso i continenti, come un’onda. Ogni elemento della nostra storia deve essere composto dall’unione fra il passato e ciò che siamo oggi,  ma anche da Matera all’Europa.»
Il 2013 sarà un anno importante. Cosa bisogna fare per essere scelti? 
«Ho letto la documentazione che presenterete e penso che si debba trasformare tutto ciò in programma culturale. Termini come isolamento e  silenzio, dovrebbero  diventare elementi centrali di questo progetto. Il lavoro dei componenti del Comitato, che stanno svolgendo molto bene,  deve trasformarsi in realtà, diventare visibile». 
Globalizzazione e  velocità nel trasferimento delle informazioni, non rischiano di rendere più difficile un processo come quello della città creativa? 

«La gente ha bisogno di essere in un luogo preciso, di avere un’ancòra. Basta pensare alle canne che si muovono, ma restano nello stesso posto. I materani che si trovano a Milano o in un altro luogo, possono essere lo stesso nella loro città anche se sono lontani; è questa l’idea della città creativa. Qualsiasi problema ci sia, pensate al punto debole e fatene la vostra forza. Non so se può andar bene per Matera, ma può essere un primo passo». 
Sulla scrivania c’è una macchina fotografica. Lo sguardo, ha spiegato Landry, è molto meglio delle parole e in luogo come la città dei Sassi, in cui la storia dell’umanità si presenta senza veli nella sua semplicità, diventa fondamentale. La conversazione che oggi il celebre urbanista di Gloucester terrà a Matera non potrà non prescindere da ciò che ha visto. E forse la città avrà un patrimonio su cui basare la riflessione sul proprio futuro. 

 

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