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CROTONE – Trentacinque persone sono state arrestate dalla polizia di Stato a Crotone nell’ambito dell’operazione “Old family”. Si tratta di soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsioni, detenzione di armi comuni da sparo e traffico di stupefacenti, in esecuzione del provvedimento di fermo di Indiziato di delitto emesso dalla Dda di Catanzaro. 

Le indagini, coordinate dal pm Pierpaolo Bruni, hanno permesso di ricostruire l’organizzazione della ‘ndrangheta a Crotone, sotto le direttive di Gaetano Ciampà, 67 anni, detto “Barba”, divenuto l’unico interlocutore delle altre organizzazioni criminali della provincia, quali i Grande Aracri di Cutro e i Farao-Marincola di Cirò. Nel corso delle attività investigative sono stati intercettati diversi “pizzini” inviati da Nicolino Grande Aracri a Ciampà nei quali venivano indicate soluzioni per alcune assunzioni, compresa quella di un medico del 118. L’operazione della squadra Mobile, guidata da Cataldo Pignataro, ha anche permesso di svelare il capillare controllo della cosca nell’attività di trasporto delle componenti delle pale eoliche scaricate e stoccate nel porto di Crotone, ottenuto attraverso intimidazioni con le quali si è voluto favorire alcune imprese in cambio del versamento di somme di denaro e di assunzioni di soggetti vicini alla cosca nell’area portuale e per effettuare i servizi di scorta ai trasporti eccezionali. Nelle indagini è stato possibile ricostruire anche numerose estorsioni effettuate ai danni degli operatori commerciali di Crotone. In un ruolo di vertice del gruppo criminale, secondo quanto emerso nell’inchiesta, ci sarebbe anche Egidio Cazzato, con l’attività che ha anche permesso di identificare i nuovi sodali e i fiancheggiatori della consorteria, ricostruendo i rapporti con la cosca Megna di Papanice. 

Le ‘ndrine crotonesi, infatti, avevano anche deciso di realizzare una “cassa comune” dove fare confluire tutti i proventi delle attività illecite di Crotone da dividere in cinque parti. E tra gli affari delle cosche crotonesi, la polizia ha scoperto anche quello per la costruzione di un parco eolico a Capocolonna, su un terreno acquistato da un imprenditore insospettabile e incensurato risultato compartecipe, insieme al figlio, nell’associazione mafiosa finita nel blitz. Ma gli interessi della cosca non avevano limiti. Così era stato avviato anche l’interessamento per i lavori di bonifica nell’area dell’ex Pertusola e per l’appalto di esecuzione dei lavori per la nuova statale 106, per 11 milioni di euro, con le ‘ndrine che puntavano a gestire assunzioni e ditte da impiegare nei subappalti. Anche lo spaccio di sostanze stupefacenti era di predominio delle cosche, come evidenziato nell’indagine del pm Bruni, con un monopolio su cocaina e marijuana diretto prima da Gianfranco Giordano e poi da De Biase, con basi logistiche nel quartiere Gesù e canali di approvvigionamento in provincia di Reggio Calabria, grazie a Domenico Palamara, legato da vincoli di parentela con la famiglia mafiosa dei Morabito. 
«Serve un controllo costante perchè quando si forma il vuoto, quando i clan vanno in carcere c’è subito chi li sostituisce», ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Antonio Lombardo. «Il gruppo criminale sgominato questa mattina – ha aggiunto – si è eretto dopo le operazioni di Pier Paolo Bruni, e si formato in un momento di vuoto. Una struttura specializzata sia in stupefacenti, che venivano riforniti da Africo e dalla Puglia, che in ritorsioni e pizzo». Giovanni Bombardieri, procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, ha evidenziato come quella colpita oggi abbia «tutti gli elementi che caratterizzano un’organizzazione di ‘ndrangheta. L’indagine ha il merito di fornire un quadro completo coerente con quelle delle operazioni precedenti e ne rappresenta la conseguenza naturale». Bombardieri ha aggiunto che le indagini mettono in luce che «le vittime dimostrano ritrosia a rivolgersi alla Polizia e sono più predisposte a chiedere aiuto a poteri criminali». Il procuratore della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta, ha evidenziato la sinergia tra il proprio ufficio e la Direzione distrettuale antimafia. Per il questore di Crotone, Mario Finocchiaro, l’operazione di oggi «è un segnale per la città. Lo Stato lavora in silenzio, sempre in prima linea. Crotone non è un posto dimenticato dallo Stato». All’incontro con i giornalisti ha partecipato anche Maria Luisa Pellizzari, direttore del Servizio centrale operativo, secondo la quale l’operazione di oggi evidenzia le nuove alleanze criminali nel crotonese, e il dirigente della Squadra Mobile della Questura di Crotone, Cataldo Pignataro, che ha spiegato che l’indagine è stata condotta senza l’aiuto di collaboratori di giustizia. 

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