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VENOSA – E’ il solito combattivo. Lo sentiamo a telefono. La sua voce ferma, non tradisce uno stato d’animo che, giocoforza, non è dei migliori. Da ieri mattina Bruno Tamburriello non è più il sindaco di Venosa. Lo avevamo anticipato la scorsa settimana, all’indomani del Consiglio comunale del 2 luglio, giorno in cui  in cui – giova ricordarlo – l’assise ha celebrato il “de profundis” della sua maggioranza. 

Alle 8.17 di ieri mattina al Comune è stata protocallata una lettera in cui Tamburriello formalizza le sue dimissioni. Si rivolge al Consiglio comunale di Venosa. A quelli che lo hanno sostenuto nei suoi anni di governo, ma anche a coloro che erano distanti dalle sue posizioni. Troppo impellente la sua voglia di spiegare le motivazioni che lo hanno portato a gettare la spugna. Non ha parole di rancore contro nessuno. La lettera è pagata nei toni. Anche se non disdegna di buttare qualche frecciatina. I suoi bersagli, paradossalmente, non sono i membri dell’opposizione, ma alcuni ex suoi sodali che, a suo dire, avrebbero sancito la fine del “Progetto Città”. 

Tamburriello fa un elenco di situazioni che lo hanno spinto alle dimissioni. Prima di tutto: «Il venir meno delle condizioni che hanno portato alla formazione della lista civica-“Progetto/Città”-, nata con la specifica finalità programmatica di servizio nell’interesse della Città e della Comunità e non di singoli soggetti». A questo aggiunge «l’assunzione di ingiustificati comportamenti che hanno incrinato i rapporti tra alcuni consiglieri di maggioranza e la violazione delle più elementari norme deontologiche della vita amministrativa che hanno inciso sul rispetto della rappresentanza istituzionale». 

Parla poi dello «stravolgimento della maggioranza democraticamente eletta, determinato da incontrollabili comportamenti individuali di chi ha impropriamente utilizzato il suo ruolo di consigliere comunale, tradendo il voto dei cittadini che nel 2009 hanno scelto quella lista, prima della persona, incrinando la propria dignità con l’assunzione diretta di responsabilità per la lunga gestione commissariale cui sarà affidata Venosa». Qui, anche se non lo scrive apertamente il pensiero va al presunto “tradimento” di consiglieri che, eletti della sua stessa lista e in tempi diversi, avrebbero sancito poi la caduta della sua giunta. Sono Lotito, Nolè, Di Polito, Cavallo e, infine Buompesiere che, pur non avendolo abbandonato formalmente, al “Quotidiano” all’indomani del Consiglio comunale lo aveva invitato a «prendere atto della situazione». 

La lettera poi continua: «il tutto, come già da me denunziato al Gruppo maggioritario in Consiglio con nota strettamente riservata notificata il 09 giugno 2013, ha determinato la mia decisione, doverosa ed opportuna, di rassegnare le dimissioni da sindaco della Città di Venosa, per la quale continuerò a svolgere il mio ruolo come cittadino e professionista, per la difesa dei diritti della Comunità». Infine il congedo. «Ringrazio quei Consiglieri i quali, senza interessi personali, hanno svolto il loro ruolo di amministratori e sostenuto il programma elettorale di “Progetto-Città”, in gran parte realizzato, condividendo impegni e responsabilità». 

E conclude: «Con animo sereno, in amicizia e senza rancore». Così parlò Tamburriello e galeotto, dunque, fu l’ultimo Consiglio comunale. Del resto ricucire la situazione che si era venuta a creare era assai arduo. Lo smacco di alcuni consiglieri “amici” e l’assenza di altri suoi sodali hanno sancito la fine dell’esperienza del “Progetto Città”. Raggiunto telefonicamente, Tamburriello parla di quel consiglio come di una assise in cui si è consumato «un inciucio», «un colpo di mano che non ha nulla di politico. Siamo andati sotto su delibere che dovevano essere approvate nell’interesse della comunità non certo della maggioranza. Tutti si sono coalizzati aprendo di fatto le porte del comune al commissario per un periodo di 10 mesi. Si assumeranno la responsabilità di quello che hanno fatto di fronte agli elettori. I sono sereno ma – avverte e conclude – sarò vigile».

gierre

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