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RENZI si diverte con le parole e dice che al Pd piace fare gol nella propria rete. Cioè gli autogol. Farsi del male da soli può essere anche una scelta. C’è chi sta eroicamente bene nella tragedia del tempo che vive. La  sospensione della prospettiva e la condizione di immobilità spesso tutelano il recinto degli interessi correnti ma, quasi sempre, immiseriscono qualsiasi  costruzione di futuro. Renzi parla per il bene del Pd e del Paese o per una prospettiva personale? Chi lavora di gomito nell’economia della produzione reale sa cosa significa fare gioco di squadra. E sa anche che i capi servono a dettare  regole e a farle rispettare. La Basilicata, da troppo tempo ormai, gioca scompostamente una partita con giocatori appesantiti che buttano le palle  nella propria rete per fare dispetti ai compagni di una squadra mal amalgamata e  da girone infimo.

Diciamo un paio di cose, le penso io, naturalmente. Quanta ipocrisia c’è nella commedia delle primarie e dei programmi?

Tra partito liquido e partito pesante occorrerebbe un compromesso. Perché le società  hanno bisogno di leader. Che si scelgono a un certo punto, se la parola responsabilità ha ancora un significato. E non si assemblearizzano.

Ciò che  può apparire come antidemocratico è in realtà una possibilità di salvezza per la  democrazia. Il potere si esercita per il popolo, non dal popolo. Il centrosinistra  lucano cerca una soluzione alla sua dispersione che è una dispersione di destini personali. Roberto Speranza cerca il suo e se ne sta legittimamente a Roma a esercitare la funzione di capo di un gruppo parlamentare indisciplinato. De Filippo, altrettanto legittimamente, cerca il suo – di destino – dopo  essersi dimesso da una politica regionale sprovvista di lucidità e obiettivi.  Il cattivissimo cugino di campagna, Vincenzo Folino, gode dei suoi approdi, fa  e disfa tele. Il viceministro Bubbico è materano, ma qui siamo a un’altra dispersione di convergenze. Il centrodestra, come ben dice l’instancabile Gianni Rosa, è polverizzato. Cioè siamo alle ceneri del cadavere. La costellazione di tutti gli altri illumina male una notte piena di nebbia. Se  i destini personali non troveranno una giusta soddisfazione, continueranno a stancarci con la storia delle primarie e dei programmi.

Solo un’ipocrita convenienza di parole per schermare le ostilità. Ostilità sulle persone, ostilità sulle cose fatte e da farsi. E la Basilicata continuerà a perdere reputazione. Il governatore veneto Zaia vuole commissariare le regioni del  sud, affidandone una ad ogni regione del nord per metterne a posto i conti. Eutanasia, spocchioso accompagnamento alla tomba.

L’altro giorno sentivo un manager di stato dire che confidava sull’inefficienza e i ritardi del Sud.  Ben più preoccupante sarebbe stato un ritardo del Nord. A dire che i nostri  ritardi lasciano sempre aperta una speranza di rimedio last minute. Può essere una visione pittorica ( o pittoresca) di un modo di essere e di vivere, eppure da qualche parte dobbiamo ripartire.

Programmi? Ma c’è qualcosa che propone qualcuno cui si  può dire di no? C’è ancora una distinzione di programmi nelle appartenenze? Io credo poco. C’è invece una differenza nelle persone, questo sì. Tra capi e gregari, tra leader ed esecutori, tra generali e soldati, tra chi è intelligente e chi non lo è, tra chi sa e chi non sa. Tra visionari e burocrati, tra chi si ostina a dire sempre no e chi riesce a trovare  equilibri. Dobbiamo scegliere da che parte stare. Seguire le persone giuste. Non sono i giudici a condannarci, ma le nostre insipienze. Abbiamo bisogno di poco,  perché è tempo di contenimento e di riduzioni. Ma di una passione folle sì.  Straripante, incontenibile. Altrimenti allunghiamo il braccio, la flebo per chiudere gli occhi è pronta, va solo iniettata.

l.serino@luedi.it

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