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DOPO l’incendio del nastro trasportatore la vicenda della centrale del Mercure sembra essere finita nuovamente nel dimenticatoio. Eppure sotto l’enorme montagna di biomasse si muove ancora qualcosa, soprattutto i comitati ambientalisti e tutte quelle realtà che a cavallo tra Calabria e Basilicata si oppongono apertamente alla messa a regime della centrale a biomasse del Mercure. Dunque oggi, dalle 9 e 30 davanti ai cancelli della struttura ci saranno i comitati ambientalisti e i cittadini,  ancora una volta riuniti per chiedere la chiusura definitiva della struttura riconvertita. Il pretesto sta in quella giornata del 10 luglio scorso, quando il nastro trasportatore della centrale ha preso improvvisamente fuoco, forse per un malfunzionamento. Un guasto che ha aperto una ferita già vecchia, che ha letteralmente diviso questa porzione di territorio, a ridosso del parco del Pollino, in due fazioni contraddistinte. La chiamata alle armi è arrivata da Ferdinando Laghi, medico ambientalista e candidato sindaco nelle ultime elezioni comunali a Castrovillari, una sorta di punto di riferimento per i comitati ambientalisti del nord della provincia di Cosenza e del confine Lucano. Ma c’è anche il forum per la tutela della legalità e del territorio “Stefano Gioia” che attraverso un comunicato diffuso già il 31 luglio ha dettato la linea sulla manifestazione che sarà.

Il tutto nasce dall’interrogazione alla Camera presentata dai deputati Ferdinando Aiello e Antonio Placido riguardo lo smaltimento e la presenza dell’amianto nella centrale. L’Enel, dal canto suo, fece sapere che all’interno della centrale tutti i manufatti in amianto sono stati rimossi prima dell’accensione della centrale che, ricordiamo, entra in funzione soltanto quando il gestore dell’energia manda richiesta. Ma al centro della questione c’è anche il presidente del parco del Pollino Pappaterra, che avrebbe dato via libera all’Enel per la messa in funzione della struttura.

«Dopo l’interrogazione – scrive il comitato – relativa al mistero-amianto della centrale Enel della Valle del Mercure (su cui invano si continuano ad attendere chiarimenti e risposte), i rappresentanti di Sel alla Camera dei Deputati, Antonio Placido e Ferdinando Aiello, ritornano sulla vicenda della centrale con una nuova interrogazione, questa volta indirizzata al Ministro dell’Ambiente. Gli attenti Parlamentari, a ragione puntano il dito sul Presidente del Parco, Domenico Pappaterra, che si è arrogato il diritto di favorire l’Enel, disattendendo il mandato degli Organi di governo collegiale dell’Ente – Consiglio Direttivo e, ancor più, Comunità del Parco – che della centrale ne hanno chiesto addirittura lo smantellamento.

La grave responsabilità di accettare la richiesta dell’Enel di moratoria dell’azione legale amministrativa sembra infatti ricadere proprio sulle spalle del Presidente Pappaterra, così cauto nell’assumere iniziative a favore delle popolazioni calabresi e lucane che vivono nell’area protetta, ma così “dinamico” e spregiudicato nel favorire gli interessi dell’Enel, anche se del tutto contrastanti con quelli della gente del Parco. Ma lo scandalo della centrale del Mercure è solo un aspetto della fallimentare gestione del territorio da parte dell’Ente di governo del Parco Nazionale del Pollino che, anno dopo anno, continua a mostrarsi assolutamente inadeguato.

Incapace di affrontare i problemi atavici che impediscono lo sviluppo ed il lancio di una delle aree protette più belle d’Italia, e non solo. La gestione Pappaterra sarà anche supportata da qualche politico di “peso”, ma non lo è dalla gente, dagli amministratori che hanno a cuore le sorti delle popolazioni, dai fatti. L’incapacità di assumere una posizione chiara e ferma sulla centrale del Mercure, si assomma alla incapacità di affrontare e risolvere altri gravi problemi. L’emergenza cinghiali, ad esempio – ormai diventata endemica pur essa- mentre, come ogni anno, nelle giornate più calde, scoppiano i primi incendi, devastanti per il prezioso patrimonio boschivo del Parco, che, per altro, qualcuno vedrebbe volentieri incenerito nella megacentrale del Mercure. E continua, infine, un utilizzo – ma sarebbe forse più esatto dire sperpero- di denaro pubblico che ben diversamente richiederebbe di essere speso per permettere che la miniera rappresentata dal territorio del Parco diventi finalmente fruttifera. E’ da troppo tempo, infatti, che il Parco del Pollino continua a caratterizzarsi con gestioni fallimentari e vincoli spesso incomprensibili per le popolazioni, cui fa da contraltare la massima disponibilità verso chi il Parco vuole solamente distruggerlo».

v.panettieri@luedi.it

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