X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

POTENZA – La soffiata è arrivata da un informatore della Questura di Potenza. Da qui la segnalazione è arrivata al Servizio centrale operativo della polizia e poi in Inghilterra. Così Domenico Rancadore, 64enne siciliano latitante da 19 dopo la condanna definitiva a 7 anni per mafia ed estorsioni, mercoledì sera è stato arrestato a Londra dalla polizia inglese.

Non faceva mai riferimento al paese di provenienza, Trabia alle porte di Palermo, dove suo padre era un boss (condannato all’ergastolo per omicidio) e dove lui si dava da fare con l’ala provenzaniana di Cosa nostra, nomi del calibro di Nino Giuffrè e Salvatore Rinella. Non parlava mai delle sue condanne e assoluzioni, delle inchieste in cui è stato coinvolto, come quella sulle minacce a don Gino Sacchetti cappellano del carcere di Termini Imerese. Per il resto Rancadore conduceva una vita tranquilla come l’agente di viaggio sposato con Annamaria Culcasi Macaluso, figlia di un ex console, due figli nati in Inghilterra, e frequentazioni tra la gente bene della city a cui ricordando spesso la sua vecchia vita siciliana quando insegnava educazione fisica ai ragazzi della scuola media. Ma niente di più.

La cosca di Rancadore era una delle più ricche di Cosa nostra, con investimenti miliardari nel settore immobiliare anche fuori dall’Italia: si parla di residence a Tenerife. Il mafioso conduceva quindi una vita dorata che, tra l’altro, era nota da tempo sia ai carabinieri che alla polizia.

Il reato di associazione mafiosa nell’ordinamento inglese non è previsto e la richiesta di estradizione nei suoi confronti fatta dalla Procura di Palermo negli anni scorsi non era stata accettata. Spiega il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi: «Più volte abbiamo chiesto il mandato d’arresto europeo ma la procedura è rimasta inevasa perchè le autorità inglesi hanno chiesto chiarimenti sui reati contestati. Nel loro ordinamento non esiste l’associazione mafiosa, quindi venivano richieste precisazioni sui cosiddetti reati fine dell’associazione, come le estorsioni o le turbative d’asta (…) Gli errori sono stati corretti – ha concluso – e l’iter si è sbloccato. A questo punto l’autorità giudiziaria inglese dovrà convalidare l’arresto e solo dopo la convalida si proseguirà con la procedura d’estradizione che è già stata avviata e che porterà alla consegna del boss alle autorità italiane».

«Abbiamo assicurato alle patrie galere un altro boss latitante» ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano esprimendo «profonda gratitudine» alla polizia italiana e agli investigatori inglesi per l’arresto.

l.amato@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE