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CHE ci sia un’emergenza abitativa nel capoluogo l’assessore comunale alle Politiche sociali Donato Pace lo sa bene. «Sono state presentate 769 domande – dice – e avevamo a disposizione 100 appartamenti». Una domanda infinitamente più alta rispetto a quello che il Comune di Potenza al momento può offrire.

«Anche se – dice – io sono sicuro che io quest’emergenza potrei risolverla davvero se si intervenisse seriamente su Bucaletto. Perchè su questo dobbiamo parlarci chiaro: c’è chi ha davvero bisogno della casa e chi no. C’è chi ha il prefabbricato a Bucaletto e non ci vive: magari ci va a fare il vino o la salsa, o usa quel prefabbricato come deposito. Davanti a quei prefabbricati ci sono parcheggiati camper e Bmw: se uno non ha reddito dovete spiegarmi come fa ad avere queste auto. Ma noi abbiamo un po’ le mani legate: Bucaletto è una polveriera. E bisognerebbe che tutte le forze istituzionali si mettessero al lavoro per capire chi davvero ha diritto e chi no».

Intanto ci sono queste persone che davvero hanno bisogno di una casa e non ce l’hanno…

«So che questo è un problema. Non a caso ho chiesto all’Ater di progettare i prossimi alloggi che verranno realizzati a Bucaletto creando anche appartamenti più piccoli: un appartamento di 100 metri quadri potrebbe essere diviso in due da 45 e 65 magari. Il fatto è che noi anche su questo abbiamo delle competenze limitate».

Cosa significa?

«Significa che il Comune ha il potere di assegnare e sfrattare. Tutto il resto non lo controlliamo. L’Ater fa una verifica biennale e ci dice “questo non paga l’affitto” e lì noi dobbiamo intervenire per lo sfratto per esempio. Oppure ci chiamano dicendoci che si è liberato un appartamento e noi dobbiamo assegnarlo al primo in graduatoria».

Questo significa che non sapete neppure di quante case disponete?

«Sì, non abbiamo neppure il controllo sul patrimonio abitativo».

I single ci hanno segnalato che c’erano appartamenti a loro misura in via Verdi a Potenza.

«So che c’erano appartamenti di 33 metri quadri, ma siccome la legge regionale prevede una superficie minima di 45 metri quadri, è stato abbattuto il muro e creato un appartamento più grande. Che io sappia sono stati tutti assegnati».

L’Ater potrebbe, per esempio, decidere di mettere in vendita quegli appartamenti?

«Certo. Ripeto: noi entriamo solo nell’assegnazione e nella decadenza. E credo che questo dovrà essere un tema da rivedere nella legge regionale».

E cosa dovrebbero fare allora i single che restano senza casa?

«Dovrebbero rivolgersi a noi comunque. Attiviamo i servizi sociali e diamo dei contributi. Dove possiamo arriviamo. Ma anche noi abbiamo ormai fondi risicati. Nel mio ufficio vengono in condizioni di effettivo disagio circa 10 persone al giorno. E dalla Regione, ai fini dell’inclusione sociale sa quanto mi arriva? 139.000 euro. E ora la povertà è davvero tanta. Non riusciamo proprio a tamponare. E di fronte a questo dobbiamo poi vedere tante irregolarità. E tanto sommerso».

Tanti finti poveri?

«Se hai reddito zero ti rivolgi a noi per mangiare, o no? E comunque non ti puoi permettere la Bmw. E che ci sia tanto sommerso in questa città lo capisci anche da un’altra cosa. Io pensavo di aver avuto una bella idea con i cosiddetti “contratti assisititi”. Praticamente vedevo per via Mazzini tanti cartelli con su scritto “Fittasi”. E dall’altra parte c’è la gente che ha bisogno di una casa. Allora ho proposto ai proprietari un canone agevolato (il 40% in meno), ma con 1.500 euro di contributo dal Comune, la riduzione dell’Irpef, la garanzia dell’ente in caso di morosità fino a 12 mesi e altri 1.600 euro in caso di risoluzione del contratto, per risistemare. Sa cosa mi hanno risposto i proprietari? Grazie, ma quelle case sono nostre e ce le gestiamo come vogliamo. Le affittano in nero e a prezzi alti».

a.giacummo@luedi.it

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