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MILETO – Lo scorso 9 agosto il decreto del presidente della Repubblica ha disposto la proroga del commissariamento del comune, sciolto per infiltrazioni mafiose nell’aprile del 2012, perché «non risulta esaurita l’azione di recupero e risanamento dell’istituzione locale e della realtà sociale, ancora segnate dalla malavita organizzata». Così alla commissione straordinaria composta dal viceprefetto Massimo Mariani, dal viceprefetto aggiunto Caterina Minutoli e dal dirigente Giovanni Barilà sono stati assegnati altri 6 mesi di tempo.

Ma dalla relazione con cui il ministro Angelino Alfano ha chiesto la proroga oggi si scopre che è stata la stessa commissione straordinaria a chiederla, con delle motivazioni condivise dal prefetto di Vibo Valentia e dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, alla presenza del Procuratore di Vibo.

A dire del ministro, l’attività della commissione è stata improntata «alla massima discontinuità rispetto al passato per interrompere le ingerenze riscontrate nella vita amministrativa e dare inequivocabili segnali della forte presenza dello Stato». Inoltre, «l’operato della commissione si è rivelato complesso anche per la grave situazione finanziaria dell’ente, dovuta alla scarsa attenzione da parte delle precedenti amministrazioni alla corretta gestione della spesa pubblica e a una mancata azione di contrasto all’evasione». Per questo motivo è stata avviata «un’attività finalizzata alla riduzione dell’evasione e al recupero dei crediti che, oltre al risanamento dell’ente, consentano il ripristino delle condizioni di funzionalità istituzionali e dei principi di legalità e trasparenza amministrativa». Proprio nel settore dei tributi la commissione «ha nominato un esperto che ha avviato azioni per accelerare la riscossione dei residui attivi».

Su queste basi, dunque, «l’interruzione dell’opera di risanamento inciderebbe negativamente sull’attività svolta e sulla formazione di una cultura della legalità fiscale, intesa come dovere inderogabile di solidarietà economica e sociale». Senza contare che la realizzazione di alcune opere pubbliche «potrebbe suscitare l’attenzione delle organizzazioni criminali» e quindi appare «necessario che le procedure siano portate a compimento dallo stesso organo che le ha avviate, in modo da impedire che indebite pressioni, condizionamenti o forme di ostruzionismo possano ostacolarne il buon esito».

In chiusura, il ministro nel chiedere la proroga espresso i propri apprezzamenti riconoscendo che «il lavoro svolto sta producendo risultati soddisfacenti per la formazione di una coscienza sociale forte abbastanza da contribuire ad arginare i tentativi di condizionamento dell’attività dell’ente». 

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