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NOVA SIRI – La crisi che ormai da sette anni domina lo scenario economico del Paese, ha determinato una straordinaria rivalutazione del ruolo dei pensionati, specie se ancora attivi, in quanto sostegno riconosciuto ed indiscutibile della famiglia, oppressa da disoccupazione e perdita di posti di lavoro. Per questa ragione, oggi più che mai, è necessario recuperare quel sano dialogo tra le generazioni, che fa bene al welfare ed all’economica.

Queste dinamiche non sono sfuggite ai promotori di “LiberEtà”, l’ormai storico mensile del Sindacato pensionati italiani della Cgil, nato nel 1995 ed oggi sempre più punto di riferimento per migliaia di anziani.

Di questa osmosi generazionale, ma anche di migliori politiche attive per il cosiddetto Stao sociale, si parlerà stamane a Nova Siri, dove si ritroveranno circa 400 pensionati del Materano, protagonisti e spettatori di un dibattito con tante sfaccettature, tutte interessanti, anche e soprattutto alla vigilia del voto per il rinnovo del consiglio regionale.

Il Quotidiano ne ha parlato con il segretario generale dello Spi Cgil Matera, Angelo Eustazio (nella foto qui a destra), toccando a volo d’aquila i principali temi, che saranno al centro del dibattito, a cui per la prima volta, parteciperà attivamente anche un cassintegrato, proprio al fine di rappresentare la condizione di un uomo ancora in età produttiva, costretto a barcamenarsi tra mille occupazioni, senza disdegnare l’aiuto del genitore pensionato.

«Vorremmo che la rivista parlasse sempre di più ai giovani e al mondo del lavoro in genere -ha spiegato Eustazio- questo perchè i pensionati, in questi sette anni, hanno svolto un ruolo nevralgico nella tenuta stessa del welfare. Questo nonostante il fatto che i pensionati hanno pagato direttamente la crisi, se si pensa che una pensione media di 1.100 euro mensili, nel biennio 2012-2013 è stata attaccata dal blocco della rivalutazione durante il governo Monti, per circa 1.500 euro. A questo si è aggiunta l’addizionale Irpef, che nei comuni è stata ridotta, a fronte di un notevole aumento dei prezzi dei beni di prima necessità.

Oggi -prosegue Eustazio- si dice che gli anziani rubano il futuro ai giovani, ma è vero esattamente il contrario; loro non sono un peso per la società, bensì una risorsa, soprattutto alla luce dell’allungamento delle aspettative di vita e del fatto che molti 65enni sono ancora attivi in lavori di pubblica utilità».

Tornando al blocco delle rivalutazioni pensionistiche, si apperende che scadrà a dicembre 2013, ma nessuno ne parla ancora. «Certo -spiega il segretario generale dello Spi- ecco perchè noi vorremmo che di fronte alle difficoltà economiche del Paese, il Governo non pensi di prorogare questo blocco, ecco perchè chiederemo al vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, di intercedere presso Letta per scongiurarlo; anche la Regione in questo dovrà fare la sua parte. Poi occorre adeguare le pensioni basse (al di sotto della soglia limite di 700 euro ndr) con l’investimento di denaro fresco».

A livello regionale, quali sono le questioni nevralgiche? «C’è il caso dei disabili, che non sempre sono anziani; in Basilicata ce ne sono almeno 150mila giovani, a cui si aggiungono altri 300mila familiari che li devono assistere ed altri 150mila insegnanti di sostegno per le scuole. Tutte voci di bilancio da rimpinguare, la Regione deve fare investimenti integrativi per loro». Ed i Comuni? «In questi ultimi 30 anni sono progressivamente scomparsi i luoghi tradizionali della contrattazione, ovvero le grandi fabbriche, sostituiti dalle nostre piazze e dai nostri municipi, che spesso si devono far carico del peso della disoccupazione. Per questa ragione, servono politiche attive del lavoro anche nei comuni, attaverso l’allentamento del Patto di stabilità, perchè alla depressione economica spesso segue anche quella psicologica, con le conseguenze di amministratori aggrediti e addirittura uccisi da disoccupati senza più il controllo di sè. Noi proponiamo la istituzione di Centri d’ascolto nei municipi, dove personale specializzato possa venire incontro a queste persone, facendo da tramite con chi potrebbe aiutarle a lavorare, magari con impieghi di pubblica utilità. Nei comuni, poi, si rende sempre più necessario un coordinamento di forze dell’ordine, che argini il fenomeno dei furti e delle rapine, le quali vanno ulteriormente ad indebolire anziani e pensionati, privandoli della loro capacità di aiutare i figli. Serve maggiore videosorveglianza e presenza sul territorio. Servono momenti di aggregazione per gli anziani, che non si devono più chiudere in casa, ma devono poter usufruire di trasporti economici e funzionali. Noi stiamo dando un impulso alle cure termali, che rappresentano un buon momento aggregativo. Infine, il capitolo bollette, ma questo è un tema nazionale, perchè servono tariffe più eque e commisurate alle pensioni medie. Ma gli anziani possono essere anche un’occasione di lavoro per i giovani, che vanno formati all’assistenza qualificata, senza lasciare i pensionati in balìa di badanti che non parlano neppure l’italiano». Il sistema sanitario regionale funziona? «Non ci sono debiti ed è ancora prevalentemente pubblico, questo è un bene -conclude Eustazio- ma occorre investire meglio sugli ospedali distrettuali, avvicinando i servizi agli anziani. Oggi non ci sono servizi migliori, ma è semplicemente caduta la domanda perchè si preferisce non curarsi, anche per la freddezza del rapporto anziano-struttura sanitaria e per le liste d’attesa veramente insostenibili».

a.corrado@luedi.it

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