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SAN CALOGERO (VV) – C’erano i parenti, gli amici d’infanzia, i compagni di scuola. E all’uscita della bara, nel cielo si sono solelvati tanti palloncini bianchi. A San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, la chiesa del Sacro Cuore è stata tragico scenario dei funerali di Simona Riso, la calabrese di 28 anni morta in circostanze misteriose a Roma (LEGGI). Il parroco, don Antonio Farina, nell’omelia, non ha affrontato il tema delle cause della morte della giovane, esortando i familiari della ragazza a rifugiarsi nella fede per superare il loro dolore. Il papà Antonio, la mamma Caterina e i tre fratelli di Simona erano in prima fila, nella chiesa del paese dal quale Simona era partita dopo la maturità. In chiesa loro non hanno parlato. La voce della famiglia è stata quella di una cugina della ragazza che ha letto un ricordo e ha aggiunto: «Non cerchiamo vendette. Ciò che vogliamo è soltanto giustizia per la morte di Simona, che non si è suicidata ma è stata uccisa».

E di questo parere ora sembrano essere anche gli inquirenti. La svolta è arrivata dopo l’autopsia: Simona aveva il torace sfondato e le ferite, che in un primo momento erano ritenute compatibili con una caduta dalla finestra, ora vengono valutate diversamente. La Procura di Roma indaga ora per omicidio volontario. Simona non aveva assunto farmaci che la potessero stordire e i familiari continuano ad assicurare che la depressione della quale aveva sofferto in passato era ormai alle spalle.

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Nicola, fratello di Simona, ricorda ancora le ultime fasi di vita della ragazza: «Alle 4.30 mia sorella ha sentito al telefono la madre dalla Calabria. Poi c’è un buco di due ore. In ogni caso non può essersi trattato di suicidio perchè il corpo di mia sorella è stato trovato con jeans e maglietta e le chiavi con sè, quindi Simona era uscita da casa. Probabilmente è stata uccisa altrove e qualcuno l’ha portata nel posto dove poi è stata trovata». E secondo Nicola «tra le piste c’è anche quella dell’omicidio da parte di un conoscente, quindi una persona con la quale Simona aveva avuto dei contatti».

Non ci sono riscontri invece sulla violenza sessuale che Simona ha affermato di aver subito prima di perdere conoscenza. Gli inquirenti stanno tentando intanto di raccogliere elementi per far luce sulla vita privata della ragazza, sulle sue amicizie e relazioni. Al vaglio del pm Attilio Pisani, titolare dell’inchiesta sulla morte di Simona Riso, c’è poi la cartella clinica acquisita presso il San Giovanni e tra gli aspetti che la famiglia solleciterà di approfondire c’è anche quello di verificare se nel Pronto soccorso dell’ospedale siano state adottate tutte le misure idonee per evitare il decesso della ragazza. Perché, al di là delle ragioni che hanno causato i traumi fatali, il timore è che la triste fine di Simona possa essere stata segnata anche da errori medici.

 

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