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ALESSANDRIA – E’ un artigiano calabrese di 52 anni, Franco Belsito, residente a Gavi ma originario di Sant’Onofrio in provincia Vibo Valentia, l’uomo trovato morto nella notte, a Lu Monferrato, nel bagagliaio della sua auto. Indossava jeans e maglietta. Al momento non sono ancora state rese note le cause della morte anche se da prime indiscrezioni sembrerebbe che sia stato ucciso. Le indagini dei militari dell’Arma sono coordinate dal pm Givri, che ha fatto acquisire i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona del ritrovamento del cadavere, nel centro del paese. Gli inquirenti stanno anche cercando di ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo. 

Il corpo dell’uomo, secondo le verifiche medico-legali, presenta dei segni sul collo, che potrebbero far pensare allo strangolamento. Solo l’autopsia, che verrà disposta dalla magistratura, potrà chiarire le cause del decesso. Il ritrovamento del cadavere nella notte, dopo una segnalazione anonima al 112. L’auto, una Fiat di proprietà della vittima, era aperta e aveva le chiavi nel cruscotto. Dalle prime testimonianze sembra che fosse parcheggiata nel centro del paesino tra le colline di Casale e Alessandria da un paio di giorni. I carabinieri l’hanno rimossa insieme ad un’altra auto che era parcheggiata accanto. La vettura era aperta, le chiavi erano infilate nel cruscotto.

ALESSANDRIA, 29 NOV – Lo hanno trovato nel bagagliaio della sua auto, ormai privo di vita, con i segni che ad una prima occhiata sembrano quelli di bastonate alla testa. Franco Domenico Belsito, 52 anni, artigiano, è stato ammazzato. E l’orrore è piombato su Lu, grappolo di case sulle colline del Monferrato, e su Gavi, il centro dell’Alessandrino in cui l’uomo aveva scelto di vivere con la moglie Giuseppina e la figlioletta di cinque anni.
I carabinieri di Alessandria sono al lavoro per risolvere l’enigma. Quattro persone sono state interrogate per l’intera giornata. E dalle analisi scientifiche si attendono molte risposte utili: causa della morte, tempi e dinamica dell’aggressione. 
L’allarme è scattato verso le 23 di ieri, quando qualcuno ha telefonato al 112 raccontando di una vecchia Fiat Croma parcheggiata da almeno un paio di giorni nel centro di Lu, davanti a un ristorante. La vettura era aperta, le chiavi erano infilate nel cruscotto; e nel bagagliaio, in giubbotto, jeans e maglietta, c’era il cadavere.
Nessuno, a Gavi, riesce a capacitarsi. Nessuno riesce a pensare che un uomo come Belsito, descritto un “gran lavoratore” dai mille mestieri, avesse dei nemici. Franco, come lo chiamavano tutti, era nato a Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia. A Gavi era arrivato dodici anni fa per stabilirsi con la moglie in una palazzina in località Bettolino. Era stimato e benvoluto, era l’artigiano al quale ci si rivolgeva quando si aveva bisogno di un idraulico, di un muratore, persino di un meccanico.
Resta il mistero sulle sue ultime ore di vita. L’ipotesi di qualche legame con la criminalità organizzata calabrese che si è insediata nel Basso Piemonte e nella vicina Liguria è stata esclusa del tutto: il nome di Belsito non dice niente agli investigatori della Dia e della Dda. Quanto al resto, non si trascura nessuno scenario.
Il pubblico ministero Fabrizio Givri, che sta coordinando le indagini dei carabinieri alessandrini, ha ordinato l’autopsia. Oltre alla vecchia Croma di Belsito è stata rimossa – per essere sottoposta a controlli – anche una vettura parcheggiata vicino. E si sta cercando di capire se le telecamere di sicurezza installate su alcuni edifici di Lu (come il municipio) abbiano catturato qualche immagine che possa essere d’aiuto.

Belsito viveva con la moglie Giuseppina e la figlioletta di cinque anni. Descritto un “gran lavoratore” dai mille mestieri, non sembra avesse dei nemici. Franco, come lo chiamavano tutti a Gavi era arrivato dodici anni fa per stabilirsi in una palazzina in località Bettolino. Era stimato e benvoluto, era l’artigiano al quale ci si rivolgeva quando si aveva bisogno di un idraulico, di un muratore, persino di un meccanico.

L’ipotesi di qualche legame con la criminalità organizzata calabrese che si è insediata nel Basso Piemonte e nella vicina Liguria è stata esclusa del tutto: il nome di Belsito non dice niente agli investigatori della Dia e della Dda. Quanto al resto, non si trascura nessuno scenario.Il pubblico ministero Fabrizio Givri, che sta coordinando le indagini dei carabinieri alessandrini, ha ordinato l’autopsia. 
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