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E’ uno Stato sleale, cinico, scorretto quello al centro della vicenda del fondo nazionale idrocarburi alimentato dalla terra dei lucani, messo a disposizione di altre regioni che lambiscono la produzione petrolifera, dissanguato ora  a beneficio di tutti tranne che della regione Basilicata. Facile scivolare nel populismo, in occasioni come queste. Ma la fiducia in uno Stato unitario e buon regolatore dei bisogni dei suoi cittadini si mantiene se questa fiducia viene in pari misura corrisposta, in maniera trasparente. Al Senato i furbetti del bilancio hanno trovato il piatto pronto, bello scoprire che c’è l’eredità dello zio d’America a disposizione. Ci sono emergenze ovunque in Italia, come Lampedusa o il Cilento senza metano, per le quali questi benedetti soldi sembra debbano servire. Ma in questi bisogni ci sono anche quelli della popolazione lucana che in fatto di solidarietà, se chiamati, non si tirerebbero mai indietro, ne sono sicura. E’ la clandestinità, il blitz, la lobby che fa sgretolare i mattoni dei buoni rapporti tra cittadini di uno stesso Stato che mostra di usare due pesi e due misure. Peggio, si sbilancia per gli uni col sangue degli altri. Quando l’altro giorno scrivevo del Sud che si spera non sia dimenticato dal nuovo corso democratico, mi riferivo a situazioni come queste. C’è una fetta d’Italia lontana, meno internazionale di Firenze, ma seduttiva allo stesso modo. Con i suoi mali, le sue virtù. Ne abbiamo. Bene hanno fatto ieri a reagire i due presidenti (grottesco, una storia come i due papi) Pittella e De Filippo. I parlamentari lucani, tutti, sono pronti a dare battaglia contro la sciagurata appropriazione fatta al Senato con la complicità del governo. La Basilicata sta gridando. Vediamo se c’è qualcuno che l’ascolta.

l.serino@luedi.it

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