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VIBO VALENTIA – La sentenza per uno dei momenti principali di quella che è passata agli onori della cronaca come la faida dei boschi è giunta portando con sé un ergastolo e complessivi 42 anni e 4 mesi di reclusione per altri 7 imputati. Il verdetto è stato pronunciato con il rito abbreviato del gup distrettuale di Reggio Calabria nell’ambito del processo nato dalla operazione antimafia “Confine”, scattata l’8 agosto 2012 e che mirava a far luce sull’omicidio del boss di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, Damiano Vallelunga, freddato il 27 novembre 2009 a Riace in provincia di Reggio Calabria. 

Il carcere a vita è stato disposto per Angelo Misiti, originario di Stignano (Rc), che per i giudici è da ritenere l’esecutore materiale della omicidio; 8 anni di carcere ciascuno, invece, per Luigi Vallelonga, di Campoli di Caulonia (Rc) e Cosimo Franz, di Caulonia; 6 anni e 8 mesi per Domenico Ruga di Monasterace (Rc); 6 anni e 4 mesi per Bruno Vallelonga, anche lui di Monasterace; 6 anni per Renato Comito, di Caulonia; 4 anni ed 8 mesi per Vincenzo Franzè, anche lui di Caulonia; 2 anni ed 8 mesi per il collaboratore di giustizia Michael Panaija di Placanica (Rc). Unico assolto Piero Vallelonga di Stilo (Rc). 
Tutti i Vallelonga sono cugini del defunto boss Damiano Vallelunga, ritenuto il capo storico dei clan delle Serre e rispondevano a vario titolo di associazione mafiosa, detenzione di armi e tentato omicidio ai danni di Enzo Cavallaro, avvenuto nella Locride il 19 giugno 2010. 
L’accusa nel processo era sostenuta dai pubblici ministeri Nicola Gratteri e Sara Ombra mentre tra le parti civili nel processo figurano i Comuni di Serra San Bruno, Stilo, Caulonia, Monasterace, Riace e la Provincia di Reggio Calabria.
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