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di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – Hanno volti, esperienze e parole diverse. Sono studenti dell’università, precari, ricercatori d’ateneo o di centri di ricerca. 
Accomunati da un’unica grande preoccupazione: non poter costruire il futuro che avevano immaginato. Sono i protagonisti del video proiettato nel corso della manifestazione voluto dalla Cgil, con la segretaria generale, Susanna Camusso. 
Solo un pezzo rappresentativo di quel mondo a cui ieri la Cgil ha dato voce. Nella kermesse dedicata proprio a loro, i giovani, alla scuola, alla formazione. E che ha riscosso un notevole successo di presenze. Se il sindacato non è più quello di una volta, la Cgil è riuscita a dare ieri una grande prova di partecipazione. Ma anche di contenuti. Le bandiere rosse che dall’ingresso di Potenza centro accompagnavano il percorso fino al campus di Macchia Romana sono state solo  il preambolo.  L’aula magna dell’ateneo era pienissima.  «Tanto da farci invidia», ammetto lo steso rettore, Mauro Fiorentino che ha portato il saluto del mondo accademico, di cui ha rappresentato  anche le tante difficoltà.
Presenti molti protagonisti della vita istituzionale lucana. A partire dal neo assessore alle Attività produttive e lavoro, Raffaele Liberali, il consigliere Romaniello, il presidente di Confindustria, Michele Somma e quello di Legacoop Basilicata, Paolo Laguardia, il direttore del San Carlo, Gianpiero Maruggi e tanti altri. 
L’intervento della segretaria Camusso arriva a orario inoltrato, ma si rivela all’altezza delle aspettativa della sala: «Ridiamo ai nostri ragazzi il diritto  di scegliere di rimanere in questo Paese, in questa regione. Quello che ci chiedono non è assistenza ma occupazione. Perché il lavoro è dignità, rappresenta l’identità, la base sulla quale costruire i destini individuali». 
Ma il leader nazionale della Cgil ha aperto il suo intervento partendo da quella questione meridionale che sembra essere rimasta invariata ancora, oggi dopo tanti anni. «I problemi di questo Paese sono cominciati con l’inizio del culto della disuguaglianza. Quando si è smesso di credere che l’uguaglianza fosse la base dello sviluppo. Quando Il Paese ha creduto di potercela fare senza il Mezzogiorno». 
Una consapevolezza: il modello va ribaltato. 
«C’è un Paese da ricostruire, recuperando l’idea di se stesso. Puntando su quelle che sono le sue ricchezze, valorizzando il suo patrimonio, a partire da quello intellettuale. E in questo, la Basilicata potrebbe diventare uno «straordinario modello»: «dovrebbe ritrovare la via allo sviluppo, conciliando agricoltura, industria e terziario». 
E’ nella tradizione e nella vocazione del territorio che vanno ricercate le nuove opportunità di lavoro. «Che però non può essere barattato con i diritti.  Perché la qualità del lavoro non può essere garantita da contratti che hanno una durata di soli sei mesi». Lancia la proposta di eliminare il numero chiuso nelle facoltà universitarie, di forme di sostegno al reddito per gli studenti e invoca una legge che li possa tutelare da dalle “rapine” di fitti troppo cari e dai disservizi di città impreparate ad accoglierli. «I baroni universitari sappiano fare un passo indietro. 
Il sistema della formazione va ripensato, con lo sforzo delle Regioni. Serve un’istruzione pubblica, democratica e laica». E ancora, una pubblica amministrazione che sappia riformarsi, a partire dall’alto, e che faccia della trasparenza il suo punto cardine. Con un richiamo alla responsabilità di tutti: «Bisogna smetterla di occuparsi eclusivamente del proprio personale orticello». 
Occorre una visione più ampia.
E’ quello che chiedono al microfono coloro che portano le testimonianze. Arrivano dal mondo della ricerca, dall’università, c’è anche una studentessa. A tracciare il quadro completo del mondo dell’istruzione e della formazione lucana, il segretario della Flc Cgil, Mimmo Telesca. Preceduto dal segretario provinciale del sindacato, Angelo Summa, al tavolo dei relatori insieme al leader regionale, Alessandro Genovesi.
m.labanca@luedi.it

POTENZA – Hanno volti, esperienze e parole diverse. Sono studenti dell’università, precari, ricercatori d’ateneo o di centri di ricerca. Accomunati da un’unica grande preoccupazione: non poter costruire il futuro che avevano immaginato. Sono i protagonisti del video proiettato nel corso della manifestazione voluto dalla Cgil, con la segretaria generale, Susanna Camusso. 

 

Solo un pezzo rappresentativo di quel mondo a cui ieri la Cgil ha dato voce. 

Nella kermesse dedicata proprio a loro, i giovani, alla scuola, alla formazione. E che ha riscosso un notevole successo di presenze. Se il sindacato non è più quello di una volta, la Cgil è riuscita a dare ieri una grande prova di partecipazione. Ma anche di contenuti. Le bandiere rosse che dall’ingresso di Potenza centro accompagnavano il percorso fino al campus di Macchia Romana sono state solo  il preambolo.  L’aula magna dell’ateneo era pienissima.  

«Tanto da farci invidia», ammetto lo stesso rettore, Mauro Fiorentino che ha portato il saluto del mondo accademico, di cui ha rappresentato  anche le tante difficoltà.Presenti molti protagonisti della vita istituzionale lucana. 

A partire dal neo assessore alle Attività produttive e lavoro, Raffaele Liberali, il consigliere Romaniello, il presidente di Confindustria, Michele Somma e quello di Legacoop Basilicata, Paolo Laguardia, il direttore del San Carlo, Gianpiero Maruggi e tanti altri. L’intervento della segretaria Camusso arriva a orario inoltrato, ma si rivela all’altezza delle aspettativa della sala: «Ridiamo ai nostri ragazzi il diritto  di scegliere di rimanere in questo Paese, in questa regione. Quello che ci chiedono non è assistenza ma occupazione. Perché il lavoro è dignità, rappresenta l’identità, la base sulla quale costruire i destini individuali». 

Ma il leader nazionale della Cgil ha aperto il suo intervento partendo da quella questione meridionale che sembra essere rimasta invariata ancora, oggi dopo tanti anni. 

«I problemi di questo Paese sono cominciati con l’inizio del culto della disuguaglianza. Quando si è smesso di credere che l’uguaglianza fosse la base dello sviluppo. Quando Il Paese ha creduto di potercela fare senza il Mezzogiorno». 

Una consapevolezza: il modello va ribaltato. «C’è un Paese da ricostruire, recuperando l’idea di se stesso. Puntando su quelle che sono le sue ricchezze, valorizzando il suo patrimonio, a partire da quello intellettuale. E in questo, la Basilicata potrebbe diventare uno «straordinario modello»: «dovrebbe ritrovare la via allo sviluppo, conciliando agricoltura, industria e terziario». E’ nella tradizione e nella vocazione del territorio che vanno ricercate le nuove opportunità di lavoro. «Che però non può essere barattato con i diritti.  Perché la qualità del lavoro non può essere garantita da contratti che hanno una durata di soli sei mesi». 

Lancia la proposta di eliminare il numero chiuso nelle facoltà universitarie, di forme di sostegno al reddito per gli studenti e invoca una legge che li possa tutelare da dalle “rapine” di fitti troppo cari e dai disservizi di città impreparate ad accoglierli. «I baroni universitari sappiano fare un passo indietro. Il sistema della formazione va ripensato, con lo sforzo delle Regioni. Serve un’istruzione pubblica, democratica e laica».

 E ancora, una pubblica amministrazione che sappia riformarsi, a partire dall’alto, e che faccia della trasparenza il suo punto cardine. Con un richiamo alla responsabilità di tutti: «Bisogna smetterla di occuparsi eclusivamente del proprio personale orticello». Occorre una visione più ampia.

È quello che chiedono al microfono coloro che portano le testimonianze. 

Arrivano dal mondo della ricerca, dall’università, c’è anche una studentessa. A tracciare il quadro completo del mondo dell’istruzione e della formazione lucana, il segretario della Flc Cgil, Mimmo Telesca. 

Preceduto dal segretario provinciale del sindacato, Angelo Summa, al tavolo dei relatori insieme al leader regionale, Alessandro Genovesi.m.labanca@luedi.it

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