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di MARIATERESA LABANCA
POTENZA – La firma non c’è e non ci sarà mai. Almeno con il dipartimento di Sanità pubblica dell’Università Federico II di Napoli. A dispetto dei desiderata del sindaco Santarsiero. Che – quando il caso Siderpotenza è esploso in tutta la sua virulenza, tanto da farne una seconda Ilva di Taranto – per tutti gli accertamenti derivanti dall’inquinamento per la prima volta ufficialmente confermato – ha pensato bene di affidarsi allo stesso pool di qualificatissimi esperti che avevano già compiuto lo stesso tipo di lavoro nella città pugliese. 
Nessun modo migliore per dare l’assoluta garanzia di cose fatte per bene ai potentini che, dopo anni di sospetti negati, ora chiedono tutta la verità. Il primo cittadino non ci ha messo molto a comprendere che questa volta era necessario bussare alla porta più prestigiosa. Il vantaggio di un precedente della stessa portata. Se hanno fatto bene lì, saranno all’altezza anche qui, era la facile conclusione. Del resto lo stesso pm del Tribunale di Potenza che sta indagando sul caso Siderpotenza ha confermato la squadra di periti tecnici ai quali si è già rivolta la Procura di Taranto.
In Comune si è pensato di fare lo stesso. E a pochi giorni dalla pubblicazione dei primi allarmanti dati Arpab, il primo cittadino annunciava in pompa magna: «Ci rivolgeremo direttamente ai professori della Federico II di Napoli per condurre le necessarie indagini epidemiologiche». Ovvero quelle che consentiranno di stabilire l’esistenza o meno di una connessione tra l’inquinamento provocato dalla ferriera e i danni per la salute umana. 
Da allora è passata qualche settimana. La firma del protocollo tra dipartimento Sanità pubblica della facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli e Comune ancora non c’è. Santarsiero spiega: «Stiamo aspettando gli ultimi monitoraggi dell’Agenzia regionale per l’Ambiente che dovrebbero dare maggiori indicazioni sulla connessione tra le diossine misurate “a terra” e le emissioni dal camino».
E che comunque «dipartimento e Comune stanno lavorando in questa direzione, per predisporre il protocollo». Insomma, per il primo cittadino sarebbe solo una questione di tempo. Ma in realtà da parte del dipartimento dell’Università partenopea non ci sarebbe grande “premura” per l’incarico che l’amministrazione comunale potentina avrebbe voluto conferirgli. Tutt’altro. 
Le ragioni non sono note. A capo del dipartimento c’è la professoressa Maria Triassi: biologa, professore ordinario ed ex componente della squadra di esperti che ha condotto lo studio epidemiologico per l’Ilva di Taranto. Ma anche sorella del procuratore reggente della Procura della repubblica di Potenza, Laura Triassi. La stessa procura che indaga sulle responsabilità penali dell’inquinamento della Siderpotenza. 
Abbastanza per ipotizzare un conflitto d’interesse. Perciò per quanto questa sia sembrata la strada migliore da percorrere, il Comune di Potenza non ha chance in questa direzione. Per gli approfondimenti bisognerà affidarsi a un altro team. Il sindaco Santarsiero, sentito dalla redazione del Quotidiano della Basilicata, dice di non essere a conoscenza del rapporto di parentela tra la biologa e il procuratore. E sostiene che la collaborazione tra il Comune e l’Università di Napoli sia ancora in piedi. Se intenda degli altri dipartimenti dello stesso ateneo si vedrà più avanti. 
m.labanca@luedi.it

POTENZA – La firma non c’è e non ci sarà mai. Almeno con il dipartimento di Sanità pubblica dell’Università Federico II di Napoli. 

A dispetto dei desiderata del sindaco Santarsiero. Che – quando il caso Siderpotenza è esploso in tutta la sua virulenza, tanto da farne una seconda Ilva di Taranto – per tutti gli accertamenti derivanti dall’inquinamento per la prima volta ufficialmente confermato – ha pensato bene di affidarsi allo stesso pool di qualificatissimi esperti che avevano già compiuto lo stesso tipo di lavoro nella città pugliese. 

Nessun modo migliore per dare l’assoluta garanzia di cose fatte per bene ai potentini che, dopo anni di sospetti negati, ora chiedono tutta la verità. Il primo cittadino non ci ha messo molto a comprendere che questa volta era necessario bussare alla porta più prestigiosa.

 Il vantaggio di un precedente della stessa portata. Se hanno fatto bene lì, saranno all’altezza anche qui, era la facile conclusione. 

Del resto lo stesso pm del Tribunale di Potenza che sta indagando sul caso Siderpotenza ha confermato la squadra di periti tecnici ai quali si è già rivolta la Procura di Taranto.In Comune si è pensato di fare lo stesso. E a pochi giorni dalla pubblicazione dei primi allarmanti dati Arpab, il primo cittadino annunciava in pompa magna: «Ci rivolgeremo direttamente ai professori della Federico II di Napoli per condurre le necessarie indagini epidemiologiche». 

Ovvero quelle che consentiranno di stabilire l’esistenza o meno di una connessione tra l’inquinamento provocato dalla ferriera e i danni per la salute umana. Da allora è passata qualche settimana.

 La firma del protocollo tra dipartimento Sanità pubblica della facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli e Comune ancora non c’è. Santarsiero spiega: «Stiamo aspettando gli ultimi monitoraggi dell’Agenzia regionale per l’Ambiente che dovrebbero dare maggiori indicazioni sulla connessione tra le diossine misurate “a terra” e le emissioni dal camino».E che comunque «dipartimento e Comune stanno lavorando in questa direzione, per predisporre il protocollo».

 Insomma, per il primo cittadino sarebbe solo una questione di tempo. Ma in realtà da parte del dipartimento dell’Università partenopea non ci sarebbe grande “premura” per l’incarico che l’amministrazione comunale potentina avrebbe voluto conferirgli. Tutt’altro. 

Le ragioni non sono note. A capo del dipartimento c’è la professoressa Maria Triassi: biologa, professore ordinario ed ex componente della squadra di esperti che ha condotto lo studio epidemiologico per l’Ilva di Taranto. 

Ma anche sorella del procuratore reggente della Procura della repubblica di Potenza, Laura Triassi. La stessa procura che indaga sulle responsabilità penali dell’inquinamento della Siderpotenza. Abbastanza per ipotizzare un conflitto d’interesse. 

Perciò per quanto questa sia sembrata la strada migliore da percorrere, il Comune di Potenza non ha chance in questa direzione. Per gli approfondimenti bisognerà affidarsi a un altro team. Il sindaco Santarsiero, sentito dalla redazione del Quotidiano della Basilicata, dice di non essere a conoscenza del rapporto di parentela tra la biologa e il procuratore. 

E sostiene che la collaborazione tra il Comune e l’Università di Napoli sia ancora in piedi. Se intenda degli altri dipartimenti dello stesso ateneo si vedrà più avanti. 

m.labanca@luedi.it

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