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Senofane di Colofonte scriveva che se i cavalli e le mucche sapessero disegnare, i primi disegnererebbero cavalli e le seconde disegnerebbero mucche.

Questo per ricordare che i recinti culturali in cui ci si rinchiude non prescindono dalla stalla in cui si è rinchiusi.

Per questo bene ha fatto la Cgil a stigmatizzare il carattere tutto maschio – e macho – dell’odierno consiglio regionale tra i cui banchi siedono consiglieri che, non raccogliendo il vecchio adagio secondo cui “tacere ed apparire insipidi è meglio che intervenire e fugare qualsiasi dubbio”, hanno mancato l’appuntamento con il buon senso e forse anche con la intelligenza.

Nel caso specifico parliamo di una buona manciata di consiglieri che, trasversalmente, hanno raccolto quanto di peggio la cultura dell’integralismo e del fanatismo religioso abbia potuto produrre e in salsa vetero reazionaria hanno pensato di proporre un disegno di legge – proposta n.11/14 – definito Misure di sostegno sociale alla maternità e alla natalità.

Una proposta di legge il cui intento chiaro e non dichiarato – tipico della codardia che spesso caratterizza le classi dominanti – è quello di stravolgere i principi che, sulla fine degli anni ’70 e sull’onda di una presa di coscienza collettiva circa il ruolo della donna e del principio democratico della propria autodeterminazione, animarono l’approvazione della legge 194 (Norme e tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza).

Una vera e propria crociata ideologica, quella proposta da uno schieramento trasversale che, partendo dal consigliere Pace (ex Popolo della Libertà approdato al gruppo misto) e passando per i consiglieri di Forza Italia, Udc, Fratelli d’Italia e M5S (cala ancora una volta il velo volto a nascondere il vero volto dei pentastellati) arriva fino al Pd, con il convinto sostegno del consigliere Bradascio eletto nella Lista del presidente Pittella.

Come una crociata viene trasformato un diritto – quello all’autodeterminazione, che sappiamo quanta drammaticità psicologica, nel caso specifico comporti – in un’accusa che trova i suoi precedenti soltanto in quella pagine oscura dell’umanità che fu la caccia alle streghe di medioevale memoria. E viene fatto attraverso una operazione ideologica che pensa ancora una volta alla donna come oggetto di mercificazione e di baratto: la drammaticità che sempre presenzia ad una scelta estrema come quella della decisione della interruzione di una gravidanza viene barattata per qualche decina di euro… questo mentre viene sempre più istituzionalizzata quella oligarchia di associazioni – più o meno vicine a questo o a quel potente – che, anche nella nostra regione, è rappresentata dai Centri di Aiuto alla Vita. Siamo, nelle intenzioni, a quella società del “sorvegliare e punire” denunciata dal filosofo francese Michel Foucault, ed in cui la mandria di cavalli che sa disegnare pensa di poter disegnare anche ciò che disegnare non sa. Ed è per questo che, oltre a risultare oltremodo offensivo, il disegno di legge presentato è pericoloso. Pericoloso nelle intenzioni per ciò che prefigura, ma anche per la trasversalità che lo attraversa.

Ci piacerebbe sentire cosa ne pensa in merito il presidente della rivoluzione lucana Marcello Pittella, al quale chiediamo di dire parole chiare nel merito, e al quale chiediamo al contrario – insieme all’assessore titolare della materia – la piena applicazione della Legge 194 (per l’appunto quella della tutela sociale della maternità) in una regione che registra la più alta percentuale di medici obiettori.

*coordinatrice regionale  Sinistra Ecologia Libertà Basilicata

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