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POTENZA – «La Sig.ra Vasapollo Veronica, mostra la necessaria motivazione ed ha sviluppato buone competenze professionali perché possa essere utilizzata in questa Azienda quale Operatore Socio Sanitario». Sono le parole scritte nella delibera del San Carlo, datata 24 gennaio 2014, che attestano il trasferimento di Veronica Vasapollo, amante del colonnello della Guardia Di Finanza coinvolto nell’inchiesta “Vento del Sud”, dall’Asp di Lagonegro, dove lavorava a tempo indeterminato, all’ospedale San Carlo di Potenza. Un documento di “sostituzione”, perché la Vasapollo ha semplicemente fatto a scambio. Semplicemente avrebbe sostituito un’altra Oss disposta a trasferirsi a Lagonegro e questo documento ne è la prova. Alla fine di gennaio di quest’anno quindi le carte erano già pronte, tant’è che si parla di entrata effettiva prevista per il primo febbraio del 2014, quando poi in realtà le cose sono andate un po’ più per le lunghe.

Ma la donna al San Carlo ci era già stata, con un contratto a tempo determinato, dal primo gennaio del 2013 al 31 agosto dello stesso anno. Negli stessi atti dell’inchiesta si legge che per un periodo, tramite una società privata, era arrivata in “prestito” all’ospedale di Potenza sempre da Lagonegro, dove invece era assunta a tempo indeterminato.

Come ci è arrivata al San Carlo è ancora una questione che gli investigatori stanno valutando, anche perché è palese il fatto, stando alle intercettazioni, che il colonnello della finanza, ora ai domiciliari, avesse fatto di tutto pur di mettere in pratica il trasferimento della donna all’ospedale potentino. Perché nella parte dell’inchiesta che riguarda proprio il rapporto tra il colonnello e la sua mante Veronica Vasapollo si parla soprattutto di questo, delle operazioni messe in pratica dal colonnello per far ottenere i trasferimenti anche alle colleghe della donna, alcune disposte a pagare “qualunque cifra” pur di poter trovare un modo di entrare dove desiderato.

E il colonnello era sempre a disposizione, tanto da operare anche una sorta di pressing sulla Vasapollo pur di poter chiudere qualche affare da 20mila euro il favore, da dividere ovviamente con la sua compagna. Così ansioso che in alcuni casi, stando alle valutazioni stesse degli inquirenti, avrebbe millantato amicizie e legami all’interno delle aziende ospedaliere utili a poter sistemare le cose. La stessa Laura Triassi, il giorno delal conferenza stampa in tribunale, ha ribadito che questo trasferimento al San Carlo è già stato appurato e che «non c’è nessun indagato» all’interno delle strutture sanitarie. Sta di fatto però che questo documento potrebbe costituire una prova indiretta del “successo” del colonnello nelle sue contrattazioni. Ma il rapporto tra il colonnello e la Vasapollo era anche fatto da migliaia di sms e telefonate inviati dai telefoni di servizio e quella notte che preso da un impeto di gelosia, dopo l’ennesimo controllo di una targa “sospetta” tramite accesso abusivo al sistema interforze di indagine, scoprì che a casa della dona c’era un medico di Lagonegro. la serata si concluse nel peggiore dei modi: gomme squarciate alla Mercedes del medico e alla stessa auto della Vasapollo. E non è stata l’unica volta: perché il colonnello di auto ne ha controllate tante, tutte poi risultate intestate a delle donne. Ma il rapporto con la Vasapollo che andava dalla pura relazione ad un vero e proprio duo disposto a fare “affari e soldi” è stato anche molto confidenziale, così tanto che ad un certo punto il colonnello, scoperte una serie di indagini nei suoi confronti, avrebbe telefonato la donna chiedendole un incontro per «mettersi d’accordo su cosa dire» all’interrogatorio di Polizia.

Ma quindi, tornando alla vicenda dei trasferimenti, Zarrillo millantava o era veramente capace di fare ciò che diceva? Tutto ancora da vedere, così come sono da esplorare ancora i rapporti con il costruttore Leonardo Mecca e il funzionario regionale Dionigi Pastore, aiutati dal colonnello a scoprire qualche indiscrezione sulle indagini in corso in relazione ad un appalto milionario alla Regione Basilicata. D’altra parte Mecca sapeva come accontentare il colonnello, regalando notti di sesso con escort. Diversa invece è la questione sugli “aiutini” che il colonnello avrebbe elargito a Vito Antonio Zaccagnino, imprenditore coinvolto anche nell’inchiesta antimafia “Iena 2”, per ottenere lo sblocco di un finanziamento ex legge 488. Finanziamento che stando alle indagini effettivamente venne sbloccato. A svolgere un ruolo fondamentale in questo caso sarebbe stato anche il dirigente regionale del dipartimento Attività produttive, Michele Vita. Il suo nome compare in alcune intercettazioni dove il colonnello dice chiaramente che «Con Vita arriviamo al ministero». E adesso c’è un altro filone dell’inchiesta che andrà chiarito: quello sull’appaltone regionale, filone dove il ruolo del colonnello è stato strategico per permettere a Mecca e Dionigi Pastore di potersi accordare sulla gestione della gara, poi vinta proprio dalla ditta di cui Mecca è presidente.

v.panettieri@luedi.it

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