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VIBO VALENTIA – Ha creato fermento la notizia, riportata oggi dal Quotidiano (LEGGI) di far portare dalla protezione civile le statue delle processioni dell’Affruntata di Stefanaconi e Sant’Onofrio per evitare infiltrazioni della ‘ndrangheta nei due eventi religiosi del Vibonese. L’obiettivo della decisione presa dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Vibo Valentia, in collaborazione con la curia di Mileto-Nicotera-Tropea, è «offrire alla comunità una maggiore serenità e purificare certi atteggiamenti per ricondurli ad una religiosità genuina». A spiegarlo all’Ansa è il vescovo Luigi Renzo, che aggiunge: «In questo modo si garantisce il normale svolgimento del rito, che non deve essere un momento di spettacolo fine a se stesso ma un’occasione di riflessione e preghiera».

«E’ chiaro – ha esordito il presule – che non si tratta di un commissariamento, quanto di un provvedimento preventivo, un presa di posizione condivisa con le istituzioni, forze dell’ordine e magistratura. Una decisione che, d’altronde – ha aggiunto – va proprio nella direzione intrapresa da questa Diocesi, cioè evitare la presenza di situazioni che nulla hanno a che fare con la religione e la celebrazione dei suoi riti, soprattutto quelli legati all’Affrontata». 

Già in passato era emerso che gli esponenti delle cosche della ‘ndrangheta avevano l’assoluto controllo delle processioni, decidendo chi doveva portare le statue. E quest’anno tra i nomi di coloro che dovevano portare le statue, decisi attraverso un sorteggio, erano spuntati quelli di persone ritenute vicine ad ambienti della criminalità locale. «Questa circostanza ci è stata segnalata dai carabinieri e nell’immediatezza si è proceduto a sostituire le persone che erano uscite dal sorteggio con i volontari della Protezione civile dei due paesi». In questo senso, però, il vescovo ha riferito che si potrebbe anche pensare ad una «soluzione interna, vale a dire affidare il porto delle statue ai componenti delle parrocchie». 

L’obiettivo assunto con la decisione del comitato è, pertanto, a giudizio del titolare della Diocesi, quello di «offrire alla comunità una maggiore serenità e purificare certi atteggiamenti per ricondurli ad una religiosità genuina garantendo, così, il normale svolgimento del rito che non deve essere un momento di spettacolo fine a se stesso ma un’occasione di profonda riflessione e di preghiera».

 

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