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POTENZA – Se i dati relativi all’ultimo trimestre del 2013 dicono che l’economia lucana continua ad andare molto male – come emerge dal nuovo rapporto presentato ieri mattina dal Centro Studi Uil – un modo diverso di pensare allo sviluppo lucano non è solo auspicabile, ma necessario. «Prima che – ha spiegato ieri il coordinatore del Centro, Giancarlo Vainieri – gli effetti incrociati della crisi congiunturale che si è aggiunta a quella strutturale si trasformino in «danni irreversibili». 

«Uno scossone», lo chiama anche il segretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro. Che precisa: «Siamo consapevoli che non è facile. E che il Governo regionale si sta impegnando su alcuni dei fronti indicati anche da sindacati». 

Ma la questione è che non c’è molto altro tempo da perdere. Non si può fare a meno di un’inversione di rotta che faccia superare «le lobby e le resistenze» che fino a ora hanno impedito che la regione decollasse. A dispetto dell’abbondanza dei flussi di risorse pubbliche che pure sono arrivate negli anni passati. «E a questo punto – ha aggiunto il segretario Vaccaro – più che di una “rivoluzione democratica”, che è e rimane solo un’enunciazione, servirebbe una vera e propria rivoluzione culturale che travolga tutti». 

La Basilicata è in ritardo. Rispetto a occasioni che potrebbero rimettere in moto la crescita. In ritardo rispetto alla programmazione dei fondi comunitari, come ha sottolineato Giampiero Tetta: «In altre regioni hanno già deciso come allocare le risorse attraverso un confronto con le parti che qui non è ancora partito». Così come pure sta accadendo per quello che riguarda la strategia per le aree interne. Ovvero quelle aree significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, di cui la Basilicata è piena. E per le quali importanti opportunità sono previste dalla prossima programmazione comunitaria, come ha messo in evidenza nel suo intervento di ieri, Annalisa Percoco. La nuova partita relativa a i fondi Ue è prima di tutto una questione di approccio.

«Non più dispersi in milli rivoli, ma destinati a precisi e mirati interventi», prosegue Vaccaro. Risorse indirizzate a stimolare l’economia, mirando al riequilibrio tra funzione del pubblico e funzione del privato. 

 
Ma il futuro della Basilicata passa inevitabilmente attraverso un nuovo tipo di rapporto che la Regione deve saper intraprendere con i big player che operano sul territorio: da Fiat a Barilla, passando per Eni e Total.
Certo, ci sono le emergenze che bisogna affrontare nell’immediato. Come le aziende in crisi, il cui numero continua a crescere senza sosta. «E’ indispensabile prevedere un pò di risorse destinate ad esse. Garantire quegli ammortizzatori sociali che possono consentire di accompagnare le realtà produttive all’uscita dalla crisi. Che rimane ancora lontana. Per questo non si può pensare di dare soldi a tutti, ma di aiutare le aziende serie».
Accanto all’erogazione degli ammortizzatori sociali è necessario mettere a punto misure per il reinserimento lavorativo o inserimento temporaneo.
Per quanto riguarda il tasto dolente dell’occupazione, che anche negli ultimi mesi del 2013, mostra indici molto negativi, con la perdita di ulteriori posti di lavoro, il Centro Studi propone di puntare e rafforzare quei settori che secondo le previsioni sembrano potere aprire maggiori opportunità, come i servizi e le nuove tecnologie. Ma prima di tutto occorrerebbe una maggiore interazione tra il sistema della formazione e quello produttivo, per capire quali siano le professionalità di cui il secondo ha bisogno, in modo di adeguare il primo. Anche attraverso un rafforzamento dei servizi per l’impiego, con la partecipazione del pubblico e del privato. 

Nel settore dell’informazione e della comunicazione ad alto contenuto tecnologico la Uil avanza la proposta – illustrata ieri da Donatella Gallucci – della costituzione di una società in house, al pari di quanto già fanno altre regioni italiane. In modo da consentire un miglioramento dei servizi rivolti prima di tutto alla semplificazione e alla digitalizzazione della pubblica amministrazione.

 E, in secondo luogo, una razionalizzazione delle risorse che attualmente vengono disperse in molti canali poco produttivivo. La presentazione del rapporto del Centro Studi è stata anche occasione per un approfondimento segli studenti universitari lucani, curato da Raffaella Pucciariello e Michelina Zampino. Che fotografa una situazione «alquanto desolante»: con soli 700 studenti laureati presso l’ateneo lucano, a fronte dei 3.000 che nello stesso periodo di riferimento conseguono il titolo altrove. Con un’analisi di quanto questo incida sul reddito delle famiglie lucane: circa 40 milioni di euro, complessivamente, in un solo anno. Un ulteriore approfondimento sulla condizione giovanile è quello che sta curando, Massimiliano Bonomi, autore, insieme al Centro Studi, di una video inchiesta che per obiettivo quello di “misurare” il grado di soddisfazione, tra chi sceglie di restare e chi, invece, di andare via. 

E che verrà presentato prossimamente.

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