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E INSOMMA hanno fatto arresti bipartisan, dal compagno G che, silenzioso in carcere negli anni di Tangentopoli, salvò dalla galera numerosi correi, all’ex ministro dell’Interno, il forzista Claudio Scajola, favoreggiatore di Matacena. Da Milano a Reggio Calabria, dal più grande affare italiano dei prossimi anni agli affari del Caronte dello Stretto, la politica italiana unisce Nord e Sud, terroni e polentoni, a riprova – ove mai ce ne fosse bisogno – di quanto sia ormai fuorviante, spesso pretestuosamente di tornaconto, il voler concepire il Paese come antitesi di bene trascinatore e male da trascinare. Non solo per affari di giustizia. Alla luce di ciò sembra quasi un affrettata excusatio non petita l’analisi di questi giorni di molti maître a penser di area renziana secondo la quale il termometro elettorale a Sud, alle prossime europee, segnerebbe una galoppata dei cinquestelle. Avanzano, dicono, perchè la rivoluzione renziana a Sud è più lenta. E non spiegano perchè.  Quali dinamiche di minor assorbimento ci sono dalle nostre parti? In realtà si percepisce un’oggettiva situazione di disordine e frammentazione: chi la governa vince. E si percepisce, soprattutto, una spoliazione di storia. Del resto apprendere che il Pd va forte tra i cattolici praticanti che dato è se non la trasfigurazione di un mondo che raduna, per esempio l’altra sera a Potenza, molto apparato attorno a leader storici come Massimo D’Alema? Allora la sorpresa che può essere dentro l’urna bisogna abituarsi a non viverla più come sorpresa per evitare sbandamenti sul senso appartenenza e comprendere cosa ci riserva il futuro. Viviamo la transizione, e se non possiamo fermare l’onda, bisogna attrezzarsi col surf. Per tirare le somme molto dipenderà anche dal risultato che il partito dell’ex Cavaliere, dalle europee alle amministrative, riuscirà a mantenere.

La Basilicata aveva già dato prova del tempo alle scorse regionali. L’onda trasversale dei voti concentrata sul futuro governatore Pittella già indicava, negli accordi elettorali, un drenaggio di appartenenze che potrebbe chiamarsi trasformismo, riposizionamento di potere, ma anche saldature a questo punto inoffensive da un punto di vista ideologico se consideriamo che è almeno un ventennio, come scriveva l’Unità qualche giorno fa, che l’Italia si ritrova tra i piedi il seguente problema: come evitare di scrivere la storia politica del Paese senza mutarla in una storia criminale.

Che cosa ci stiamo giocando per davvero? Con quali idealità, quale prospettiva di relazioni, oltre quelle della twitter gauche? Quali città abitiamo? Per esempio, nella città capoluogo di regione, per quel che ci riguarda, in questa Potenza che stenta a imporsi come città che armonizza spazi e tempi in una forma che le diano una fisionomia, ci sono cose nuove che si possono concepire che non dipendono dal debito?  Si possono armonizzare, funzionalizzandoli a chi vive e lavora, il piano traffico col piano commerciale e il piano scolastico, ad esempio? Ne dico solo una, che sembra una sciocchezza ma non lo è affatto: il portone delle scuole chiude alle 8 e 30, quello dei negozi apre alle 9.  Un caffè non può durare mezz’ora. Un genitore mi faceva notare un’altra cosa: i parchi? Sono per lo più percorsi di fitness o aree recintate con dei giochi, una cosa diversa. Vogliamo chiarirci le idee sulle priorità possibili? Con Matera candidata a capitale della cultura, su cosa si attrezza Potenza? Chi sono i suoi abitanti? Quali sono i loro bisogni? Se è vero che la Regione non può elargire fondi a seconda del sindaco di turno, come sostiene Gianni Rosa, è altresì vero che neppure si può concepire un tot cumulativo e pari per le due città, a prescindere dalla posta in gioco.Bisogna capire, ripeto, qual è la posta in gioco a Potenza. Quella di Matera è ben chiara (meno lo è la consapevolezza di essa svincolata dalle future amministrative).  Insomma sono i particolari che, letti e sistematizzati, danno l’idea di una visione urbana che è legittimo pretendere. E’ in corso una zuffa sulla ztl mentre (e potete leggerlo in cronaca) ora, per la vacatio amministrativa, si può anche parcheggiare senza spendere un euro. Del disegno della città chi ci racconta? Prendo in prestito dal bel libro di Alessandra Bocchino sulla Basilicata dal titolo “Ci riguarda”. Conversando con Pasquale Carrano commenta: in ballo non c’è solo la ricchezza in quanto tale ma la scelta di cosa essere, se essere o no.

Ogni elezione è legata alle sue leggende. Non passa giorno che non si azzardino accoppiate e spostamenti di voti per un eventuale doppio turno. A chi far arrivare al ballottaggio? (certo, si potrebbe sempre vincere al primo turno). Per bruciare Falotico si possono “spostare” voti su De Luca? E per bruciare Cannizzaro si possono cooptare, nel segreto dell’urna, quelli di Forza Italia? Non si capisce chi dovrebbe spostare e a favore di chi. E Pittella come si muovera? E’ solo un contentino la lista di Polese a favore di Petrone? In una sorta di schema in cui devi accoppiare bufale e mezze verità, trascorrono questi giorni di campagna elettorale senza che si riesca a spostare l’unica cosa  che andrebbe spostata: la massa di chi non vuole saperne. Sarà interessante, con tutta la girandola dei candidati, a risultato ottenuto, capire se persino stavolta faremo il solito titolo: vince il non voto.

l.serino@luedi.it

 

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