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ATELLA – Vivere circondato dall’arte. Questa la scelta di Vito Telesca settantenne di Sant’Ilario, popolata frazione di Atella nella quale l’artigiano vive e scolpisce i suoi capolavori. Oltre 2.500, tra pipe, bracciali, bastoni, pastorali, pale per il grano, fusi, sgabelli, tappi per damigiane, scotelle (piccoli bastoni graduati per misurare il latte necessario a produrre un chilo di formaggio). La sua specialità, però, sono i cannitti, gli antenati dei moderni dosatori per bottiglie, “con loro il vino respira e acquista fragranze, profumi, sapori dalle sfumature insospettate” spiega. A cavallo degli anni ’70 emigrante in Svizzera, lascia i genitori e gli altri 4 tra fratelli e sorelle nella sua casa tra le colline dell’entroterra lucano. Rientra in Basilicata cambiando lavoro, non più le fabbriche metalmeccaniche del centro Europa, ma fa prevalere la sua passione per la natura e per gli animali. Coordinatore in progetti di forestazione, prima della pensione ha anche il tempo per lavorare come collaboratore nelle scuole superiori del capoluogo, in particolare nell’Istituto Professionale dove, anche grazie alla sua conoscenza del tornio, è spesso un professore aggiunto per i giovani studenti. Casa, con la ‘pignata’ sul fuoco che cuoce i fagioli, laboratorio poco più avanti in un vicoletto lastricato di pietre centenarie, le stesse con le quali è stato costruito il campanile della chiesa che Vito e Andrea, 33 anni laureato in informatica e al settimo anno di pianoforte al conservatorio, custodiscono con grande attenzione. E nel laboratorio così come in un attiguo deposito, le travi in legno del soffitto fanno degna cornice a questa sorta di esposizione permanente. Gli odori, i colori, i materiali, il suono delle campane, il linguaggio, Vito si definisce ‘scapolo’ non di certo ‘single’, nel suo italiano molto curato, almeno quanto la sua barba bianca: tutto contribuisce a dipingere un affresco che sembra venire dal passato, ma che si incastona alla perfezione in una regione dall’innegabile fascino. Una regione che però, purtroppo, invece di conservare gelosamente i suoi tesori, continua a spopolarsi e a privarsi di angoli caratteristici come il borgo di Sant’Ilario, che programma interventi per favorire giovani e imprenditoria e lascia che ragazzi come Andrea rimangano senza occupazione e artigiani come Vito siano conosciuti solo dai fortunati che casualmente passano nelle campagne tra Filiano e Atella. Tutte le opere di Vito Telesca hanno come riferimento principale la fauna: teste di montoni, cervi, cerbiatti, anche “se la mia vera passione sono gli uccelli”, gufi aquile, pettirossi, passeri, tutti abilmente intagliati nel legno della sua tenuta. Sì perché Vito, con i suoi risparmi, ha acquistato 4 ettari di terra nella parte alta del paesino e di là prende i tronchi grazie ai quali dà vita al suo sogno. E, sempre a poche centinaia di metri dal centro abitato, ha realizzato “un angolo di ‘Paradiso’ che domina l’intera valle sottostante, e nel quale chi vuole può ritirarsi a pregare e respirare seguendo i ritmi della natura”, all’ombra di una sua scultura del Crocifisso, alta due metri. Lo scultore-artigianato venuto dal passato non vende le proprie realizzazioni, le conserva per farne dono a chi incontra nel suo percorso artistico e di vita, a chi capita sulla sua strada, a quanti si innamorano della sua manualità, della sua fatica. “Mi è successo che amici che vivono dall’Argentina all’Australia, dagli Stati Uniti al Centro America, mi abbiano chiesto alcuni manufatti, e la mia gioia più grande è sapere che un pezzo di me ha raggiunto l’altra parte del mondo, per far vivere un po’ di Lucania anche a migliaia di chilometri di distanza” conclude Vito.

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