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Può il petrolio essere l’anello strategico per lo sviluppo dell’economia lucana? L’approfondimento della Banca d’Italia a riguardo nel suo rapporto annuale presentato ieri alla stampa e poi in un incontro pubblico, non ha certo la pretesa di dare una risposta. Si tratta di una descrizione fornita attraverso la raccolta di dati a oggi forniti. Non vi è alcuna logica di causa effetto, per cui la fotografia non riporta alcun numero rispetto al rapporto diretto petrolio occupazione.

Secondo l’analisi della Banca d’Italia su dati censuari, lo sfruttamento dei giacimenti ha favorito un aumento del 5,8 per cento degli addetti all’industria e ai servizi negli 11 comuni interessati dai giacimento. Fatta eccezione per il settore petrolifero, però, lo stesso dato è carente per gli altri settori. E pure più intensamente che nel resto della regione. In particolare sono aumentati del 64 per cento gli addetti alle attività connesse al petrolio, intendendo come addetti sia i lavoratori lucani che non.

Il 52 per cento di tali ulteriori addetti erano impiegati nelle attività industriali di estrazione e supporto all’estrazione, il 26 per cento nelle costruzioni e il 17 nei servizi. Gli occupati negli altri settori scendono invece del 6,8 per cento. Sebbene inoltre il rapporto della Fondazione Eni Enrico Mattei parli di un 54 per cento di occupati lucani, le dinamiche demografiche di queste aree restano anomale.  Non solo la popolazione sarebbe diminuita più che nel resto della regione, ma sarebbe invecchiata anche più rapidamente.  Tuttavia negli anni si è creato un vero e proprio indotto le cui imprese lucane hanno registrato un andamento positivo sia per i ricavi che per gli investimenti.

La riflessione da fare, dunque, secondo Vacca, responsabile del gruppo di ricerca, non è tanto sull’incidenza del settore petrolifero dal momento che i dati mostrano che agisce solo in un territorio circoscritto e non nel resto della regione. La domanda sarebbe: “Cosa ne sarebbe oggi della Basilicata e della zona interessata dai giacimenti se non ci fosse il petrolio?”. La risposta, probabilmente, spetta molto più alla politica che all’economia. I dati, tuttavia, a oggi ci dicono che tra il 2001 e il 2011 i ricavi delle imprese nell’indotto del petrolio sono cresciuti in media  d’anno dello 0,8 per cento (0,1 per il totale imprese nello stesso periodo), gli investimenti annui sono stati pari allo 0,2 per cento del fatturato. Tra il 2008 e il 2013, inoltre, sono stati pagati alle amministrazioni lucane 815 milioni di euro a titolo di royalties. Nel 2012, infine, le royalties incassate ammontano al 5,6 per cento delle entrate totali della Regione.

L’INCONTRO CON GUIDI – Marcello Pittella ieri mattina alle 11 era a Roma nella sede del Mise. L’obiettivo è continuare a costruire quel tavolo permanente auspicato durante la visita della Guidi a Potenza. Pittella è stato “accolto” all’ingresso da qualche manifesto di protesta, ma non c’è stato praticamente dialogo con l’unica persona presente davanti ai cancelli del ministero. Nessuna novità eclatante quindi, solo un incontro tecnico per approfondire i punti che più di tutti costituiscono l’agenda di Pittella in tema petrolio. Ripresa del memorandum, svincolo di queste ultime dal patto di stabilità, riutilizzo dei fondi destinati alla card benzina per progetti di inclusione sociale e contrasto alla povertà. «La Regione con le sue articolazioni – ha aggiunto Pittella – ha dialogato con le parti datoriali e sociali e ha posto nuovamente sul tavolo i tre temi specificando quali sono le opportunità da mettere in campo per la Basilicata. Ovviamente si tratta di un primo approfondimento: attendiamo quanto prima una seconda convocazione da parte del ministero. L’impegno del ministro Guidi è quello di accelerare e penso che già dall’incontro che lei avrà con il Ministero dell’Economia possano arrivare delle risposte positive per la Basilicata. Siamo in attesa. Il clima è di responsabilità e di maturità, anche se – ha concluso il governatore lucano – da parte della Regione c’è molta determinazione».

Determinazione che sarà molto utile a sciogliere uno dei nodi sui quali il ministero sembra non voler transigere. Si tratta ella questione patto di stabilità, che potrebbe costituire un precedente molto pericoloso, una sorta di lasciapassare per tutte le amministrazioni italiane impossibilitate a spendere le proprie risorse. Da questo punto di vista la posizione netta della Guidi c’era già stata durante la visita lucana, ma a quanto pare Pittella non ha intenzione di desistere.

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