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«Ora non va sprecata la straordinaria opportunità che il voto di una giuria eccellente ( che si è rivelata più forte dell’operoso localismo italiano ) ha inteso attribuire a Matera. Città che si avvia a vivere una nuova “riscoperta” lungo quel filone estetico-sentimentale che l’ha consacrata come città “dolente” (Levi ). Non è un caso che il dossier abbia giocato proprio sulla cifra identitaria, esistenziale, archetipica tutte le possibilità di successo. Mentre l’”Open”, cioè l’apertura all’universo mondo e finanche alla postmodernità, figurava come aspirazione e come ambizione a iscrivere la città nel tempo a venire: troppo largo il limen fra la “cognizione del dolore” come traccia penitenziale ( con la vergogna assunta a peccato sociale da espiare ) e come percorso museale e memorialistico, e le suggestioni visionarie di un futuro ancora acerbo, magari intravisto ma ancora tutto da intendere e da vivere ( dallo “spazio” all’universo digitale). Aggiungo queste note con orgoglio e con soddisfazione. Perché il successo di Matera impone drammaticamente la svolta. Ne ho già scritto con l’amore che si deve ad una città che è stata ( per me almeno) la vita, il consenso e la passione civile anche a fronte di qualche vanità e futilità del potere. Svolta è parola dura e seria. Implica una relazione amara con la verità, con la cruda mediocrità del tempo presente e con le sue mistificazioni. Ma la cultura, qui da noi, deve ancora vincere la sua difficile partita. Non quella delle mosche cocchiere o quella, essenziale, di quanti hanno saputo costruire la trama di una storia civile carica di riflessi universali, ricca di epos umano, di genialità popolare e di sapienza borghese. Ma quello spessore che Laureano definisce su “Il Sole 24 ore” come un valore oggettivo a me appare una conquista ancora da realizzare. Quella “trama urbana fautrice di socialità organizzata in armoniosa mimetica con il paesaggio secondo i principi di uso virtuoso delle risorse e della sostenibilità”, un modello che “nei” Sassi visse la sua tragica ma essenziale verità, non ha ancora trovato nella città del nostro tempo una patente convalida. Per il resto Laureano non fa che confermare, e lo fa da par suo, la vitalità di quel “pensiero” e di quella “carica primordiale” che fece dei Sassi la ragione del riconoscimento dell’Unesco, progenitore e infine motivo conduttore del premio conferito oggi a Matera.
Vittorio Magrelli dal suo canto su Repubblica ammette che, nel caso di Matera, non si impone “la Grande Bellezza”, quella categoria grandiosa funeraria e dissipatrice che alimenta il mito dei grandi giacimenti storico-architettonici italiani, ma una più modesta “bellezza” censuaria ed iperrealistica che “oltrepassa la dimensione estetica per attingere alla sfera etica, ossia alla dura, nuda vita degli abitanti”. Ma bastano le numerose, commosse e colte attestazioni che vengono alla “essenza” di una città del sud che si candida a parlare in nome dei “sud del mondo” come geografia mentale, sociale e morale e che rischia di passare per un introvabile manuale di antropologia della miseria, un esoterismo pregiato, tanto inattuale e perciò postmoderno ( Laureano) ?. Certo non bastano! La verità è che ora occorrerà cambiare. Dalle rappresentanze politico-amministrative che dovranno premiare ma anche rinnovarsi profondamente e disporsi ad una diversa qualità e adeguatezza, ad una nuova “governance” cui dovrà essere attribuita piena capacità di gestione delle risorse aggiuntive da coordinare con quelle ordinarie, infine ad un progetto per la città e per l’intero territorio lucano che punti sull’intreccio fra nuovi saperi, cultura materiale, infrastrutture e luoghi veri di accumulazione e selezione di competenze : insomma un modello da costruire e da discutere fuori delle stanze polverose e delle segrete. Con la Regione che dovrà assumere il compito di organizzare un fitto coordinamento e strumenti di controllo sulla efficacia e sulla trasparenza degli interventi. E con una comunità che sarà chiamata a scegliere il meglio con coraggio e con intelligenza e a garantirsi luoghi di partecipazione effettiva e non virtuale, rendendo esplicita una delle primarie istanze che la Unione Europea pretende : prossimità al mondo e protagonismo comunitario. Siamo alla vigilia di una prova elettorale. La Città si prepari ad elaborare il suo sogno collettivo e abbozzi il progetto per gli anni che verranno, scriva le pagine del futuro possibile e faccia delle elezioni il trampolino verso una diversa condizione, meno infelice, più ricca ma anche più libera.

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