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SE NE leggono tante, troppe forse, in questi giorni delicati, a proposito del petrolio. L’editoriale di qualche giorno fa del direttore mi ha dato uno spunto per mettere nero su bianco alcune riflessioni che stavo facendo già da qualche tempo. Parto dal presupposto che dire “no” e basta non sia la strada da percorrere, non mi è mai piaciuto come atteggiamento e non è quello di cui la nostra regione ha bisogno. Per cui faccio riferimento al rapporto Boshma, commissionato dalla regione per tracciare la strada dello sviluppo regionale nel periodo 2014-2020. Questo rapporto (al quale hanno collaborato gli esperti internazionali Ron Boschma, Riccardo Crescenzi, Ana Maria Esteves, Marco Percoco, Lisa de Propris e Mara Thiene) analizza quattro pilastri principali su cui basare lo sviluppo regionale e mi voglio soffermare sul secondo: ambiente, turismo e prodotti agricoli ed sul terzo: energia. Per quanto concerne il secondo pilastro, copio e incollo dal documento che è disponibile online: “è importante valorizzare gli asset naturali e culturali della regione in quanto possono creare esperienze uniche che attraggono i visitatori nella regione e producono un effetto moltiplicatore tra i settori simili. Questo significa capire i punti di forza e i punti di debolezza degli asset naturali e culturali e sviluppare una gestione intelligente e sostenibile delle risorse naturali e culturali a disposizione”. Va da sé che quando si parla di asset naturali non si fa riferimento a pozzi di estrazione petrolifera e per esperienze uniche che attraggono i visitatori, non si pensa alle visite guidate sulle trivelle. Gli esperti danno anche alcuni suggerimenti sulle politiche da mettere in campo: “Le industrie culturali possono essere i motori dell’innovazione: Matera è un ottimo esempio di come gli investimenti pubblici siano stati finalizzati alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Per sfruttare ancora meglio i benefici sostanziali generati dal restauro di edifici/siti i progetti devono mirare a sviluppare attività economiche relative alla cultura, all’arte e all’intrattenimento”. Ah, il rapporto è datato inizio 2013, Matera2019 era più simile ad un miraggio che ad una speranza. L’agricoltura fa parte del secondo pilastro ed i suggerimenti sono quelli di valorizzare le specificità del territorio e trovare il modo affinché diventino il volano per l’economia del settore, indubbiamente da rilanciare. Tutto questo può andare d’accordo con la trivellazione selvaggia (si parla di un 63% del territorio)? Forse no.
Per quanto riguarda il terzo pilastro, l’energia, il paragrafo 5.1. titola: “Aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e ridurre il consumo energetico da fonti non rinnovabili”. Ecco, appunto. Ed i consigli degli esperti vanno in questa direzione “sarebbe interessante concentrarsi anche sull’energia eolica e idroelettrica e considerare le fonti di energia alternative come le biomasse… e l’energia delle biomasse sta diventando sempre più importante così come afferma la DG Energia, che sulla base di un paragone di 25 su 27 Piani di Azione Nazionali di Energia Rinnovabile (PANER) a livello europeo ha constatato che entro il 2020 circa 130 Mtoe di energia primaria sarà prodotta dalle biomasse, di cui il 60% sarà ottenuto dalle foreste (Langue, 2011)”.
Al paragrafo 5.2. “Aumentare i benefici derivanti dall’estrazione energetica per la regione Basilicata e ridurre gli impatti negativi” si legge: “Per aumentare i benefici derivanti dall’estrazione petrolifera e di gas l’attenzione viene focalizzate su tre aree (i) contenuto locale delle attività di estrazione del gas e del petrolio; (ii) le royalty attraverso una pianificazione collaborativa; e (iii) una migliore gestione democratica delle royalty. Inoltre (iv), occorre valutare e minimizzare l’impatto sull’ambiente dell’attività di estrazione petrolifera e del gas attraverso una pianificazione strategica”. Tutto questo cozza con la situazione attuale, dove il sito web dell’osservatorio Val D’Agri è in aggiornamento da sempre e quando si chiedono informazioni a riguardo non si ricevono risposte ne alle mail ne alle telefonate. E allora va bene il dialogo politico, va bene i monitoraggi e va bene la cittadinanza attiva, di cui sono convinto sostenitore, ma capiamo se vogliamo la regione prospettata dalla cartina (presa dal sito web del Ministero dello Sviluppo Economico) o se vogliamo provare a trovare un’alternativa valida ed economicamente vantaggiosa, considerando che quello in Val D’Agri è già ad oggi il giacimento più grande d’Europa.

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