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Tra le reazioni e le polemiche relative alla possibile abolizione del crocifisso dalle aule delle scuole, c’è anche quella di Giovanni Nucera, consigliere regionale del Pdl il quale ha affermato che: «Non sarà certamente eliminando il crocifisso dalle aule scolastiche che matureremo di più l’idea di un’Europa unita, perchè la vera coesione non si può instaurare soltanto attraverso la creazione di un mercato unico, di una moneta unica, abbattendo le barriere agli scambi, favorendo la libera circolazione delle merci, dei capitali, dei cittadini, in questo processo è fondamentale piuttosto che i cittadini europei sviluppino un’identità comune, un sentire europeo, e questo non può che avvenire attraverso la riscoperta di ciò che ci unisce, delle nostre radici comuni, prima tra tutte quella cristiana».
«Secondo la Corte di Strasburgo – prosegue Nucera – la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche potrebbe infastidire i ragazzi che praticano altre religioni, o quelli atei. In tal modo, però, la Corte, troppo intenta a difendere e favorire il pluralismo, elemento essenziale di una società democratica, dimostra di non considerare il fatto fondamentale che il cristianesimo fa parte della nostra storia e della nostra cultura; inoltre, non in quanto simbolo della religione cattolica, ma come simbolo universale, potrebbe rappresentare, e di fatto rappresenta, un elemento di coesione di tutti i cittadini degli Stati membri, utile per creare quel sentimento affettivo senza il quale lo stesso processo di integrazione europea, che si fonda sui valori cristiani, risulterebbe gravemente compromesso, o fallirebbe, in quanto non porterebbe alla creazione di un demos europeo».

«Da cattolica convinta e praticante – afferma Anna Maria Fonti Iembo, direttore dell’Ufficio della Pastorale Scolastica dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace – esprimo, insieme al disappunto più profondo, il dissenso aperto e dichiarato per una pronuncia, quella della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che offende e viola il più elementare senso umano di professare liberamente la propria religione: perchè la sentenza, che ipocritamente dichiara di tutelare il malinteso diritto di quei genitori, in effetti viola essa il diritto dei cattolici (che sono la quasi totalità del popolo italiano) ad esporre dovunque il Simbolo della propria fede».
«La Corte di Strasburgo – prosegue Iembo – dovrebbe precisare quale comportamento, quale azione di disturbo, quale atto di interferenza lo Stato italiano compie nei riguardi di tutti i genitori residenti sul territorio nazionale idonei a violare il diritto sancito dalle Carte Europee e Internazionali di professare la propria religione».

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