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I 99 POSSE all’università della Basilicata hanno scatenato un polverone, ma ovviamente tutto virtuale da parte dell’ala nera della politica lucana. Parte del gruppo ieri era all’aula magna in occasione di un evento organizzato dall’ordine degli Agronomi della Basilicata. L’occasione è la presentazione del video “Stato di Emergenza”, girato dal regista di Vaglio Rocco Messina, che ha scelto come location per il clip un borgo lucano. Brindisi di Montagna.
Da qui la decisione di organizzare un incontro con gli artisti e la conseguente proiezione del video e la presentazione del libro “Curre Curre Guagliò” che ripercorre un po’ la storia di questa band militante nata nella fucina politica del centro sociale Officina 99 di Napoli alla fine degli anni ottanta.
Tant’è che ospite, oltre al regista e tre membri del gruppo, c’era anche Rosario Dello Iacovo, autore del libro. Tutto normale per un evento organizzato da un ordine e con l’università che ha concesso i suoi spazi. E in un certo senso la partecipazione è stata buona, anche se in questo caso l’incontro valeva anche qualche credito formativo.
Perché l’ordine degli agronomi? La ragione sta proprio nell’utilizzo di un patrimonio ambientale come quello di Brindisi di Montagna come simbolo delle eccellenze ambientali lucane. Peccato però che il sindaco stesso del borgo, Nicola Allegretti, non ha perso tempo per raccontare anche un’altro aspetto, quello petrolifero. Insomma la questione viene rapidamente spostata verso il problema numero uno in Basilicata, l’ambiente. Marco Messina e Massimo Jovene, due anime dei 99 Posse, prendono la palla al balzo. Nel video i quattro componenti della band camminano nei vicoli di Brindisi di Montagna completamente vestiti di bianco, per «simboleggiare la coscienza pulita della gente», ha spiegato Messina, che «prima non si accorge di loro, e poi li segue ascoltando le loro parole»: molti degli attori sono lucani, e indossano dei paraocchi, fino a toglierli quando si accorgono delle parole dei musicisti. E questo spunto permette di entrare nel merito di ben altre cose, come le trivellazioni. «Siamo assolutamente contrari allo sfruttamento del territorio – dice Marco Messina – anche perché sappiamo che la ricchezza serve soltanto ad ingrassare i petrolieri che estraggono. C’è bisogno di ben altro». In primis un riscatto meridionale che passi soprattutto da una presa di coscienza generale: «la Basilicata – insiste Jovene – è fatta di posti bellissimi ma anche impossibili. E’ incredibile per esempio la totale assenza di collegamenti: sembra che l’Italia si sia fermata a Napoli e più si va al Sud peggio è».
L’aula magna è stata continuamente presidiata da agenti della Digos, Polizia e carabinieri. Misure di sicurezza piuttosto inusuali per la presentazione di un libro. Il problema è stata la raffica di insulti che su facebook si è scatenata in relazione alla presenza del gruppo. persino il consigliere regionale Luigi Scaglione è entrato nel merito. E così i social sono diventati sfogatoio contro le “zecche rosse che incitano alla violenza”, oppure: “Ma di che devono parlà – scrive un altro – oltre a come rollare una canna e come sprangare un poliziotto”. Insomma, il solito caos internettiano che precede da sempre la presenza del gruppo in qualsiasi luogo d’Italia. “Chi sono loro per poter parlare in una univeristà? Zecche schifose, andrebbero arrestati ogni giorno per incitazione alla violenza”. La questione si riferisce anche a quanto esternato dopo l’assalto dei militanti fascisti di Casapound a Cremona, culminato poi qualche giorno dopo in una manifestazione antifascista.
Ovviamente contestatori non pervenuti all’aula magna, dove invece si è tranquillamente discusso di turismo e immagine della Basilicata, anche attraverso i videoclip della Posse.

v.panettieri@luedi.it

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