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In occasione della festa del papà, esce nelle sale “La prima volta (di mia figlia)”, un film di Riccardo Rossi, con Anna Foglietta. L’attrice, già protagonista di “Noi e la giulia”, fortunata commedia di Edoardo Leo girata nella nostra regione, ha risposto alle mie domande.

Che film è “La prima volta (di mia figlia)”, e perché dovremmo andare a vederlo?

È una commedia intima, tratta un argomento familiare scottante: la prima volta in cui un papà scopre che sua figlia (la sua cucciola che non dovrebbe crescere mai ai suoi occhi), sta per approcciare al sesso per la prima volta. Si snocciolano tematiche psicologiche ed emotive abbastanza inedite nella filmografia italiana, è interessante perché attraverso una cena vengono fuori tutte le prime volte di ciascun personaggio, quasi da psicodramma, e ci rendiamo conto di quanto siano state edulcorate o fallimentari. Consiglio di vederlo perché potrebbe essere un ottimo spunto tra padre e figlia, e poi perché è recitato bene ed è molto divertente!

In “Noi e la Giulia” interpreti un personaggio singolare, come ti sei trovata nei panni di Elisa?

Elisa è un personaggio che ho costruito con Edoardo, ma molte cose sono frutto della mia mente, e anche del mio corpo, ero incinta del settimo mese. Le ho dedicato molta cura e attenzione, l’idea di farla in toscano è stata mia perché credevo che con una fisicità così caratterizzata, un dialetto dolce e morbido come quello sarebbe stato perfetto. Mi sono trovata molto bene nei suoi panni, perché come tutto ciò che è distante da un attore secondo me è estremamente stimolante e divertente.

 
Tra i ruoli che hai interpretato, quali sono le scene che ti hanno divertito e quali quelle che ti hanno imbarazzato di più?

Le scene in cui trovo più imbarazzo sono quelle in cui devo sparare, avendo fatto cinque anni di serie poliziesche, ero in difficoltà perché avere a che fare con le armi, mi mette sempre una condizione di disagio e di malessere, non mi piace, anche se è per gioco.
Le scene più divertenti sono quelle in cui interpreto personaggi lontani da me, per cui Eva, e la famosissima scena del caffè (che poi è quella che un po’ mi ha consacrato e per cui la gente ancora mi ricorda), è quella che mi ha divertito oltremodo. Anche perché lavorare con la Cortellesi è fantastico, è un dono del cielo perché lei è una bomba di creatività e di fantasia. Sono stata sempre molto fortunata, perché ho lavorato con Gasmann, Giallini, Leo, Argentero, ecc. ho sempre avuto partner di talento e di qualità umane incredibili.
 
La Basilicata è sempre più terra di cinema, che effetto ti ha fatto?

Era la prima volta che venivo e devo dire che mi ha fatto un effetto particolare perché è una terra dove c’è un’energia incredibile, la senti proprio. Secondo me ha conferito a tutti quanti noi un qualcosa: dal punto di vista di luce, di energia proprio della terra, la sentivamo. E’ molto forte la Basilicata, per cui mi è piaciuta molto, è stata un’esperienza bellissima. Purtroppo è collegata male, l’unico neo che ho trovato, bisognerebbe investire in infrastrutture. Matera è una città pazzesca, abbiamo fatto più volte con i miei figli il giro con le motorette che ci portavano a visitare tutti gli anfratti della città ed è stato incredibile, i miei figli si sono divertiti molto. Da ripetere.
 
Come sei diventata una delle migliori attrici italiane? Da dove sei partita e che consiglio ti sentiresti di dare a chi vuole intraprendere questa carriera?

Non mi reputo una delle migliori attrici italiane, anche per una questione di umiltà, ci sono molte colleghe validissime. Ho una buona dose di umiltà e determinazione, ma anche grande senso del sacrificio e del dovere. Ho rispetto di questo lavoro e di tutte le persone che lo fanno, non ho mai avuto atteggiamenti di divismo, sterile e anche un po’ fuori tempo. Nell’ambiente sanno che sono una persona seria e quindi sono anche più motivati a chiamarmi. Il set è un ambiente che si vive per molte ore durante la giornata, se sei un attore “faticoso”, è quasi un deterrente chiamarti. Mi sento di dare questo consiglio: devozione, devozione, devozione. Perché questo non è un lavoro come gli altri, merita un’attenzione particolare: mettiamo a nudo noi stessi e la gente si affeziona, crede in te e ti affida i propri sogni, quindi noi abbiamo una responsabilità in questo senso.

 
Al di fuori dello schermo, che donna è Anna Foglietta?

Sono una mamma, una moglie, una donna molto normale che cerca di mantenere questo rapporto con la normalità. Credo che sia la forza di un artista, discernere il lato professionale da quello umano e personale, perché se si fondono le due cose si rischia di diventare un po’ personaggio-attore, invece no. Mi piace fare l’attrice sul set, ma a casa sono una mamma, gioco con i miei figli, mi sporco, vado a fare la spesa al mercato, cucino, vado in palestra, faccio le cose che tutte le donne cercano di fare al meglio il proprio lavoro, ma anche la vita in casa con la propria famiglia. E’ chiaro che è faticoso perché il mio è un lavoro molto penetrato nell’intimità, però ho un uomo che mi sostiene e mi aiuta in questo, ma io sono una donna molto normale e mi piace la mia normalità.

 

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