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Noa, questa sera sarà ancora una volta a Matera, ancora una volta con la sua voce meravigliosa a cantare la pace. Il suo concerto al Teatro Duni (ore 21) è uno dei più attesi di “Matera in Musica”. Accompagnata dall’Orchestra della Magna Grecia diretta da Piero Romano, Noa proporrà alcuni brani tratti dal suo ultimo album “Love Medicine”, frutto di quattro anni di lavoro con Gil Dor, direttore musicale e chitarrista da sempre al suo fianco. In anteprima per il Quotidiano del Sud, Noa ha risposto ad alcune domande sulla sua musica e sul suo messaggio di pace.
Noa, come lei dice nell’album “Love medicine” , che dà anche il nome al tour, l’amore è la “medicina” per curare i mali del nostro tempo. Può la musica essere uno strumento per portare più amore tra la gente?
«L’amore è la migliore medicina per tutto. So che suona come un cliché, ma a mio parere non lo è. Dopo 25 anni di carriera, dopo tre figli, ho imparato molte cose, e ancora continuo a impararne. Quello che è certo è che quando viene dato l’amore, lo si riceve e non c’è spazio per niente altro. Ci sono poche possibilità che l’amore non abbatta muri; più forte di bombe e bulldozer, l’amore è profondo ed eterno, il suo potere enorme. L’amore non è una cosa, ci sono infinite forme in cui può esistere tra le persone, infinite sfumature. Sento che in questa fase storica dobbiamo trovarlo, ovunque possibile, e usare il suo potere per migliorare la nostra dura realtà».
Nelle sue canzoni non ci sono riferimenti diretti all’attualità o alla politica, ma lei da sempre pone grande attenzione alle tragedie del nostro tempo, in particolare al pericolo del nazionalismo in Israele e Palestina, accomunate dalle stesse tragedie, e impegno per la pace. Ritiene che questi due popoli potranno diventare “amici”?
«Non direi “amici”. Forse possiamo raggiungere l’amicizia, ma a livello nazionale, almeno, solo in un lontano futuro, anche se ci sono molte amicizie private. Dobbiamo prima sancire il “divorzio” con la creazione di due stati fianco a fianco. Poi possiamo iniziare il lungo processo di riconciliazione. Ma il viaggio deve cominciare da qualche parte, anche se sappiamo che può richiedere una vita, o più».
Lei è ebrea. E’ mai stato questo motivo di discriminazione nel suo lavoro o nella vita?
«Non mi ricordo mai di essere stata discriminata a causa del mio ebraismo, anche se l’antisemitismo esiste. Sono stata, invece, discriminata a causa del mio essere israeliana, soprattutto negli ultimi anni, grazie alle politiche di Netanyahu. Sono lui e e il suo movimento BDS che mi hanno ferito, nonostante i tanti sacrifici che ho fatto per la pace. In questo senso, il BDS e Netanyahu sono alleati perfetti.
“Love medicine” è impreziosito dalla collaborazione con grandi jazzisti. Unire i talenti e le culture attraverso la musica, è un modo per vincere il fanatismo religioso e politico?
«La musica è uno dei doni più grandi di Dio al genere umano. Può collegare tutti noi a un livello alto, che non possiamo raggiungere nella vita quotidiana. E’ una benedizione».
La rivedremo ancora a Matera?
«Questa sera sul palco certamente sì. Dopo di che, chi lo sa? Se mi invitano, io verrò».

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