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MATERA- Fernando Arrabal, 40 anni dopo il film “L’Albero di Guernica”, torna a Matera. Lo stupore e la meraviglia del regista, considerato uno degli autori più importanti e completi del XX secolo, sono stampati nel suo sguardo, appena da piazza Duomo scorge il panorama mozzafiato dei Sassi. «Formidable!»- è la prima cosa che esclama e che continua a ripetere come un mantra, mentre nella memoria il ricordo di quei luoghi scoperti nel 1975 si sovrappongono con il presente. Ad accoglierlo, insieme ad Alessandro Turco, curatore del progetto, una rappresentanza della Lucana film commission, l’attrice Tiziana Bagatella e il presidente dell’Associazione “Tonino Guerra” Carlo Sancisi, arrivato da Penabilli per incontrare il maestro. Con Arrabal la figlia Lilien e il critico cinematografico Paolo Calcagno. A fare da guida tra i tesori dei Sassi è l’ingegner Sante Lomurno che dischiude al regista le porte dello scrigno della Casa di Ortega. Lungo il tragitto impossibile non notare la scalinata scelta da Pier Paolo Pasolini per il suo “Il Vangelo secondo Matteo”. Accade così che il maestro si abbandona al flusso dei ricordi. «E’ grazie a Pasolini che ho scoperto Matera- racconta – all’epoca vivevo in piazza del Popolo a Roma e mi lamentavo con Pier Paolo del fatto che in Italia c’erano tante città bellissime, ma che nessuna fosse sufficientemente selvaggia e “barbarica”. Lui, che aveva da poco concluso le riprese del Vangelo, mi suggerì di venire a vedere Matera. Fu un’autentica folgorazione». Ci sono rimasto tre mesi per girare “L’albero di Guernica”. E scendendo da una ripida scalinata verso le chiese rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci i ricordi si fanno più nitidi. La vista della Murgia, al di là del torrente Gravina, gli riporta alla mente una scena del film: «Il mio tecnico di ripresa – ricorda- quando qui vide schierato tutto l’esercito falangista mi disse: “Qua facciamo esplodere la Basilicata”». Impossibile, discorrendo del film, non parlare con il maestro di Mariangela Melato. «La prima volta – svela – l’ho vista a Parigi. Lei era la protagonista di uno spettacolo teatrale di Luca Ronconi, al cinema non l’avevo mai vista prima. Mi sono subito detto: è lei. E in effetti Mariangela non ha deluso le mie aspettative. Era una vera diva in tutto- ricorda divertito- si presentò sul set con un bus, con al seguito segretario, truccatrice, parrucchiere. Davvero unica». In questo ritorno a Matera, il regista spagnolo ha portato con sè la figlia: «Quando ho girato “L’albero di Guernica”, lei aveva pochi anni – spiega- e finora aveva visto Matera solo attraverso la pellicola, non potevo non portarla con me». Lungo il tragitto a distrarlo sono prima le apecar che portano a spasso i turisti – e se non fosse per i tempi risicati avrebbe fatto volentieri un giro- e poi un logo sulle grate metalliche di raccolta delle acque. «E’ del partito Comunista»- esclama, mentre si ferma a fotografare. In realtà la falce e martello è quella del marchio della Repubblica Popolare cinese dove le griglie sono state prodotte; ma poco importa, i simboli sono simboli a dispetto del mercato. Arrabal, spesso visto come l’incarnazione dell’arte contemporanea, accantonato il momento nostalgico, si lascia catturare dalla bellezza degli affreschi di Madonna delle Virtù, prima di concludere il suo viaggio nel passato nella Cripta del Peccato Originale.

m.agata@luedi.it

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