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Non mi era mai capitato di ricevere una contestazione per il taglio di una fotografia. Dopo il primo articolo relativo alla recente inchiesta che ha portato all’arresto a Potenza del colonnello Zarrillo della Guardia di Finanza, mi è arrivata una richiesta formale, tramite avvocato, di eliminare il volto di una persona ritratta nella foto insieme all’arrestato.  E non è l’unica contestazione che è stata fatta in merito alla foto. Lego quest’episodio al bel pezzo che Sergio Ragone ha scritto su Potenza, la città che non ama apparire. Lo unisco a un disinibito tweet fatto dallo scrittore Gaetano Cappelli che si è fatto ritrarre ad una bella festa svoltasi sulle colline di Potenza con alle spalle un suggestiva veduta. 

 

Questi spunti mi spingono a una riflessione. Uno dei veri limiti del capoluogo della Basilicata rimane di tipo culturale e consiste nel confondere la decenza con la prudenza. E nel confondere ancora la decenza con l’indecenza ritenendo quest’ultima l’apparire in sè. Zarrillo, prima di essere arrestato, da ufficiale della Finanza, ha presenziato a vari eventi pubblici. Dunque circolano foto istituzionali di cerimonia. Quale pregiudizio comporterebbe la pubblicazione di una foto che ritrae qualcuno in compagnia dell’ufficiale? Nessuna, a mio avviso. E quale rischio comporterebbe farsi ritrarre a una bella festa di compleanno? Meno che meno. Eppure nessuno, in una banale cronaca mondana, ha voluto essere citato. Solo l’irriverente e imperdibile scrittore Gaetano Cappelli ha avuto il coraggio di scherzare. Si no caste, tamen caute. Ma qui quale castità si violerebbe? 

Liberiamoci dai sensi di colpa, soprattutto quando non esiste la colpa. Vivremo tutti meglio

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