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Una cosa del genere non mi era ancora capitato di leggerla. Il costo del lavoro al ribasso. 

Una gara a chi offre di meno. Stavolta tocca a noi giornalisti. Un avviso pubblico per un ufficio stampa al parco nazionale dell’Appennino lucano con una clausola sconcertante.

Il direttore dell’ente, Teresa Orlando, nella indicazione minuziosa di tutti i requisiti di bandi come questi si preoccupa anche di specificare che la cifra pensata come congrua per un incarico di otto mesi (congrua lo è: sono sedicimila euro) può essere ribassata dagli interessati. 

Ovviamente il ribasso viene valutato ai fini dell’assegnazione dei punti per la graduatoria. Non so se la previsione possa contenere profili di incostituzionalità, di inaccettabile consuetudine sicuramente. 

Siamo a un livello ulteriore rispetto alla precarietà: siamo al lavoro in saldo, alla professioanalità-azienda, all’appalto-funzione. 

So bene che già in molte imprese fiunziona così, di fatto. Fuori uno, avanti un altro. Ma il cannibalismo del “chi offre di meno”, anche nella pubblica amministrazione e nelle sue articolazioni ci porterà a mangiarci l’un con l’altro. Un precedente pericolosissimo. 

Ritirate questo bando. È barbaro.

 

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