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POTENZA – Una cosa è certa e a quanto pare non è mai stata nemmeno in discussione: se sono stati assunti in Sviluppo Basilicata, chi a tempo indeterminato e chi soltanto per un mese, non è stato grazie all’intercessione di qualcuno. Ma vagliando le loro posizioni gli inquirenti si sono incuriositi sentendo parlare di parentele e frequentazioni con la politica che conta. Così qualcuna è finita anche nel capo d’imputazione per l’amministratore unico Raffaele Ricciuti, che è accusato di abuso d’ufficio per averli reclutati in barba ad ogni criterio di evidenza pubblica.

Sono il figlio dell’ex presidente della Provincia di Potenza Lacava, quello dell’ex assessore del capoluogo Messina e una «lontana parente» dello stesso Ricciuti i parenti “illustri” – o quanto meno “illustrati” – nell’atto di chiusura delle indagini sulle assunzioni facili nella società di proprietà della Regione.

Ma nei verbali raccolti dagli agenti della Squadra mobile di Potenza c’è anche la giovane precaria, che ha parlato del proprio rapporto privilegiato con l’ex consigliere regionale del Pdl Nicola Pagliuca, e del suo intervento con Ricciuti per farle avere un contrattino. Come il dipendente di lungo corso che a domanda degli investigatori su eventuali parentele o rapporti con esponenti politici ha ammesso in maniera molto candida di conoscere il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza, con cui avrebbe fatto squadra nel calcio a 5, ma ha negato di aver ricevuto spintarelle o aiutini da parte sua.

In totale i beneficiari dei contratti finiti nel mirino del pm Francesco Basentini sono molto di più: circa una ventina. Ma sul conto di tutti gli altri non sarebbero emersi elementi degni di nota – nemmeno di colore – rispetto all’accusa, che si regge su un dato fondamentale: l’obbligo di bandire concorsi per il personale anche nelle società a capitale interamente pubblico o misto pubblico-privato, previsto dal decreto “semplificazioni” del 2008.

Ieri intanto il legale di Ricciuti, l’avvocato Angela Pignatari, ha replicato al Quotidiano precisando che Sviluppo Basilicata non svolge un servizio pubblico in senso stretto, per questo non sarebbe assoggettabile alle regole che prescrivono criteri di evidenza pubblica né per le assunzioni né per l’acquisto di beni e servizi.

Di tutt’altro avviso il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gianni Rosa che ha ricordato l’interrogazione presentata già nel 2011 per conoscere «l’elenco dei nominativi dei collaboratori che Sviluppo Basilicata Spa ha utilizzato negli ultimi tre anni, comprensivo delle mansioni, della data di inizio rapporto e degli emolumenti percepiti».

Durissimo anche il consigliere comunale del capoluogo Mario Guarente (Liberiamo la città) che ha parlato di  un «sistema marcio» invitando a fare nomi e cognomi dei suoi «fortunati» beneficiari.

 

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