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E’ PASSATO quasi un anno dalla vittoria del governatore Marcello Pittella.
La politica regionale in questi mesi ci ha consegnato un quadro di conflitti e personalismi in buona parte legati a uno schema interno al Pd, schema per la prima volta saltato.
Pittella non era nuovo alla politica, nuova è stata la decisione di correre fuori da qualunque accordo. Scelta che ha comportato strascichi a catena con punte di situazioni grottesche.
Pittella affermava… la sua legittimazione e gli altri (Folino in testa) si ostinavano a disconoscerla. A ogni azione del governatore ne corrispondeva un’altra uguale e contraria. Così il governatore convocava e chiedeva aiuto ai parlamentari sulla questione petrolio, loro si defilavano, lui ringraziava qualcuno sì qualcuno no, volutamente, gli altri gli rispondevano a tono, fino ad arrivare quasi allo scontro fisico in una indimenticabile direzione regionale. In mezzo un intenso quanto inutile epistolario con Renzi. In un’apoteosi di comunicazione, Pittella annnciava di voler rompere il patto di stabilità, Folino si autosospendeva dal Pd.

La questione petrolio al centro dello scontro, più o meno autenticamente. Nel senso che, fosse stata altra l’attualità del momento, avrebbe avuto pari intensità di effetti bellici.
Le due città lucane, intanto, vivevano tempi contrastanti, una in paradiso, l’altra negli inferi. Le elezioni a Potenza consegnavano la città per la prima volta alla destra, la quale si arrendeva davanti alla crisi di bilancio dichiarando una bancarotta a metà, risparmiandosi cioè i consiglieri la fatica di amministrare e conservando la poltrona per la rappresentanza. Matera splendeva, invece, da sobborgo a capitale europea. Un beffardo, contemporaneo dualismo fatto apposta per alimentare l’insidia della divisione tra i meno intelligenti.
A che punto siamo? A Matera il vero miracolo è stata la convergenza degli obiettivi, in verità tra regione e comune (ognuno, alla ricerca, ovvio, degli effetti benefici della vittoria) perchè alcuni dei consiglieri comunali che il 17 erano sul palco a festeggiare, quando dovevano votare per la fondazione, erano rigorosamente assenti. Fa anche specie, in queste ore, vedere già le prime zuffe per le primarie a Matera da parte di quello stesso Pd che a Potenza invece non le ha volute.

Anche sullo Sbocca Italia si è arrivati a una posizione finale con un tasso di condivisione diciamo almeno del 51 per cento, cioè con la cessione da parte degli oppositori tipo Folino di un minimo sindacale di apertura necessaria a mantenere la linea del segretario Luongo e del capogruppo Speranza. Con le modifiche in commissione del decreto, Folino ottiene quello che la politica concede a chi (ma succede anche a Pittella, del resto) deve reclamare cento per guadagnare cinquanta. Il dissenso è sempre un bene, quando non è fatto di pregiudizio ma di posizione di controllo. E, oltre a quello del M5s (oggi l’intervista alla parlamentare Mirella Liuzzi) che ce ne continuerà ad essere anche all’interno del Pd non potrà che essere salutare.
Ora però viene il bello. Perchè un’opposizione, per chi la riceve, è spesso un magnifico alibi. La guerra fatta a Pittella finora è stata il più gran regalo politico che gli si potesse fare. Ora è il momento della prova del nove.

Avere un’idea è bello, avere una visione ancor di più. Ma credo che in assoluto la fatica maggiore sia fare. Quello che tutti aspettano dalla rivoluzione annunciata. Al netto dell’operato degli assessori (forse è il caso che si spieghi alla Franconi cosa sta succedendo in Basilicata) , il timore è che Pittella tenga ancora tutto insieme aspettando fine anno per mettere a posto i tasselli della geografia del potere. La quale interessa poco alle famiglie che a Potenza, ed è solo un esempio, oltre al lavoro stanno perdendo anche i servizi. (chissenefrega delle lotte da primadonna dei cardiochirurghi, però ormai quel reparto è da chiudere). Ai lucani interessano atti compiuti, riforme portate a termine (ieri che supplizio in Consiglio), burocrazia responsabile. E semplificazione.

Questo è, più o meno, lo stato dell’arte. Con una tregua in una politica in permanente evoluzione, e due risultati in tasca. Uno straordinario, l’altro opinabile. I due risultati devono essere strade diverse che portano a un’unica meta. Un benessere equo per tutti. Sapendo che Matera è eterna, il petrolio è di passaggio.

 

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