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MATERA – «Matera pare una città commissariata su cultura e turismo. Si fanno le scelte e si prendono le decisioni ma con quali indirizzi e da parte di chi? Domande che ci lasciano interdetti come la necessità di affrontare questioni come il verde pubblico, la qualità urbana, la Ztl cose che si scoprono solo ora. O come la necessità di aprire siti turistici come La Vaglia, Santa Barbara, il Convicinio di Sant’Antonio rendendole accessibili ai turisti».
Angelo Cotugno scende in campo su Matera 2019, da consigliere comunale che vorrebbe sapere più di quanto sa oggi e che si ritrova di fronte ad un rush finale che non è stato concordato con nessuno.
«La candidatura di Matera a capitale della cultura» dice Cotugno, «è stata proposta e voluta dai materani e i materani la sosterranno anche nell’ultimo miglio. L’hanno voluta da protagonisti e vorrebbero conservare questo ruolo attivo venendo coinvolti nelle scelte in maniera permanente. Scelte che invece, questo il senso di alcune proteste, sembrano a volte appannaggio di pochi e assunte con procedure poco chiare e trasparenti. Anche questa volta i materani sono aperti ad apporti esterni, competenze, professionalità».
Ma di certo le parole recenti del direttore di Matera 2019 Paolo Verri, il modello culturale da indicare per il 2019, i progetti da realizzare sono aspetti che lasciano Cotugno quantomeno interdetto.
«Leggo le ultime parole del direttore Verri e mi chiedo ma chi ha dato gli indirizzi sul modello culturale? Chi ha deciso come sceglierlo? Chi ha scelto i progetti? I professionisti che ci sono l’hanno fatto? E su quali basi, con quali indicazioni e con quale confronto? Me lo chiedo proprio in questo senso. Il 26 agosto si riunisce il Comitato scientifico per conoscere un dossier che sarebbe già pronto e poi probabilmente questo dossier arriverà anche in Consiglio comunale. Ma sia il Comitato scientifico, che non risulta finora abbia approvato alcunchè e sia le rappresentanze democratiche dovranno inevitabilmente e con queste tempistiche limitarsi ad una semplice presa d’atto. Limitarsi a conoscerlo».
Poi un approfondimento sulla questione del modello culturale che la città va ad indicare: «Verri dice che lo presenteremo ma è un atto programmatorio e d’impegno di spesa e può essere adottato senza il Consiglio ne sappia nulla?
Tutto questo può essere stabilito da consulenti o tocca alle istituzioni democratiche».
Cotugno poi contesta anche l’idea che possa vedere la scelta di Matera 2019 essere fondata anche su aspetti che non hanno un collegamento con la realtà.
«Io mi immagino una città che lavora innanzitutto per migliorare la qualità urbana dei propri cittadini e questo inevitabilmente porta anche a poter accogliere in una migliore condizione i turisti che arrivano da fuori. La qualità è la cosa principale e non è un caso che aspetti come questo della qualità urbana, il verde pubblico, la ztl stiano venendo fuori e vengano esaminati proprio in queste ultime settimane.
La mobilità dei Sassi è altra questione da tempo dibattuta, la ricetta è semplice decidere gli stalli dove parcheggiare e avere tante auto quanti sono gli stalli. Non di più. Questa era la decisione già da dover prendere. Per il resto sulla mobilità c’è un Pum, un piano urbano di mobilità già approvato da realizzare».
Infine l’affondo sulle questioni più di attualità che portano anche alla necessità di dover utilizzare al meglio quelle che sono le bellezze che il territorio può offrire.
«Io credo che in prospettiva si debba riuscire ad aprire i siti come La Vaglia, Santa Barbara, il Convicinio e tutti gli altri principali siti cittadini che devono essere visitabili. E’ una delle altre priorità che questa città deve affrontare nelle prossime settimane».
Cotugno spiega: «queste parole non sono contro la candidatura che ogni materano sostiene con forza ma servono per affrontare meglio la candidatura, senza allontanarsi troppo dalla realtà della città. Una città ospitale che ha accolto e lavorato tanta gente, una città accogliente ma chi lavora oggi con la capitale della cultura non è riuscita ad aprire le porte. Se non in pochissimi casi, le porte della città sono rimaste chiuse. E bisogna chiedersi come mai. E’ in questo la città mi pare commissariata sulla cultura». 

 

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