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ACERENZA – Michele Di Pietro ricercatore della storia acheruntina da anni e appassionato di mitologia ha allestito una mostra che esibiva chiaramente Acerenza di ieri e quella di oggi. Le sue ricerche approdano al vallone della Pila.

Da quanti anni si occupa di fare ricerche su Acerenza?

«Era il 1955 (59 anni fa) e facevo la IV elementare. Iniziai a raccogliere notizie su Acerenza: ricopiai su un quaderno l’iscrizione in latino che si trovava  su una parete delle chiesetta di San Marco (quella vicino all’omonima   fontana) e che tradotta diceva: il maestro Mario Lauro restaurò a proprie spese, anno Domini 1535. Unica traccia che rimane della chiesetta (insieme a quella dell’inventario fatto dal Cardinale Saraceno nel 1543) dopo la demolizione avvenuta negli anni ‘70».

Ci dia alcune informazioni circa la mostra allestita nella serata suoni dal duomo

«Ho allestito una mostra fotografica dal titolo “Acerenza  Ieri e Oggi”. Si   tratta di un raffronto fotografico tra Acerenza di ieri come si presentava tra il 1890 e il 1970 e quella di oggi fotografando la realtà dallo stesso posto dove il fotografo dell’epoca aveva ritratto i vari aspetti, facendo notare le varie trasformazioni subite nel corso dei decenni, il più delle volte negative. Molti visitatori hanno rivissuto commossi  la loro infanzia anche se spesse volte piena di limitazioni sia di cibo che di divertimenti».

Ci parla della sua ricerca nel Vallone della Pila?

«La mia ricerca sul vallone della Pila è la continuazione pratica di quanto in teoria ho appreso in anni di ricerche. Lo scopo è quello di trovare la caverna mitologica che costituiva l’ingresso agli inferi ed in cui scorre il fiume Acheronte. Il nome di Acerenza deriva dal fiume Acheronte che attualmente è la Fiumarella/Bradano, che il primo nome in greco era Acheronzia.  In un volume così viene descritto l’ingresso, nella stessa caverna, di Telemaco che scende negli inferi a cercare il padre Ulisse: tra queste angustie risolve finalmente di discendere all’inferno per un luogo assai famoso, che poco era lontano dal campo (Venosa), e che avea preso il nome d’Acheronzia da una orrorosa caverna, che ivi s’apriva, onde poteasi giugnere all’onda impura del tremendo Acheronte. Il 2 luglio ho effettuato la prima esplorazione, grazie alla collaborazione di quattro baldi giovani Nicolino (capo guida), Beniamino, Michele e Tonino. Siamo riusciti a “toccare” il fondo del vallone e il panorama che si è presentato era stupendo: un fiumicello di acqua corrente proveniente dalla Pila e Fontanella, vegetazione rigogliosa, canneti altissimi e poi. I ruderi di un ponte altissimo in pietra, forse di epoca greca, purtroppo crollato al centro ma ben visibili i due semiarchi e poi dei ruderi di due mulini ad acqua».

Cosa dimostra il legame tra Acerenza e la mitologia?

«Il  legame tra Acerenza e la mitologia è ben documentato. Ecco un esempio di come veniva definita Acerenza, Acheronzia o Acherondia negli antichi  testi di mitologia: Acherondia: città situata in Puglia, sotto la quale si apriva una caverna che dava all’inferno. Eracle vi sarebbe entrato per catturare il mostruoso cane a tre teste Cerbero. Per non parlare, poi, della statuetta dell’Ercole Acheruntino, custodita presso il Museo Archeologico di Potenza e trovata ad Acerenza negli anni ‘80, e la coppa in vetro dorato raffigurante lo stesso Eroe Acheruntino, custodita presso il British Museum di Londra».

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