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ALLA Blu si parlerà anche di scuola e formazione. Quella lucana prova a rinnovarsi  con un progetto che mescola competenze, tecnologia e cultura. Lo racconta Pasquale Costante, dell’Ufficio scolastico regionale. 

Che cosa significa il digitale nel sistema della formazione?

«Innovare la modalità di fare didattica, incoraggiando la ricerca e la progettualità degli studenti e favorendone la creatività. Costruire  nuovi ambienti  di apprendimento, aperti sul mondo, divertenti, gratificanti, stimolanti, flessibili, sereni, profondamente educativi, capace di incidere sul sistema di relazione tra studenti e docenti e nel contempo agevolare l’inclusione di alunni con bisogni educativi speciali».

Nella nostra regione quanto conta che la scuola – e in generale il sistema della formazione – sia poggiato su servizi e cultura digitale?

«Il ritardo accumulato dalla scuola digitale lucana è già tanto. E rischia di diventare cronico se non si accelera. L’accelerazione dell’integrazione delle nuove tecnologie e un’adeguata copertura della rete  in tutte le scuole (con priorità per le scuole di montagna) rappresentano  la strategia migliore per la crescita della scuola lucana».

Che cosa è e come funziona il distretto 2.0?

«Si tratta di una Rete di Laboratori per l’Innovazione e la Ricerca dove concentrare le risorse e sperimentare nuove pratiche didattiche e organizzative, capaci di rinnovare i processi di insegnamento e di apprendimento. Si concentra sul forte desiderio di alcune scuole pilota (una scuol@ 2.0 e circa 30 classi 2.0 tecnologicamente avanzate) e docenti di comprovata esperienza, di avviare il cambiamento e sperimentare  e analizzare  come l’introduzione di strumenti tecnologici avanzati possa cambiare l’organizzazione stessa del lavoro nelle scuole».

E’ un processo che riguarda solo i più piccoli o l’intera comunità?

«Il distretto digitale, oltre a coinvolgere gli alunni delle scuole del primo e secondo ciclo ( in un contesto metodologico dove gli studenti apprendono  con gli stessi mezzi e con gli stessi linguaggi), intende coinvolgere anche l’intera comunità (enti locali, Università, Regione, imprese, associazioni, famiglie), trasformando la scuola in un luogo virtuale di aggregazione e di promozione delle relazioni».

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