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BELLA – Alla luce della decisione di Poste italiane di chiudere il sabato lo sportello della frazione di San Cataldo non solo l’amministrazione comunale di Bella ha deciso di adire alle vie legali per impugnare la comunicazione di variazione dell’orario di apertura dell’ufficio postale «riservandosi di tutelare i diritti della comunità in tutte le sedi competenti».
Ma a partire da domani tutti i titolari di libretti postali e conti correnti si recheranno all’ufficio postale per chiedere la chiusura degli stessi e il contestuale prelievo di tutti i risparmi.

Queste le azioni decise per contrastare «l’arroganza e la prepotenza di Poste italiane» che continuano a penalizzare i cittadini di San Cataldo.
Dallo scorso 29 settembre, infatti, Poste italiane, con nota protocollata ad agosto scorso al Comune di Bella comunicava che l’ufficio di San Cataldo sarebbe rimasto chiuso ogni sabato.
Comunicazione in contrasto anche con quanto disposto dall’Agicom che ha stabilito che “le rimodulazioni orarie devono essere comunicata, da Poste italiane, ai sindaci interessati con un congruo anticipo» almeno 60 giorni prima “della data prevista per l’attuazione dell’intervento”. E per San Cataldo così non è stato.
Poste italiane, tra l’altro, non ha dato nessun riscontro alla comunicazione del sindaco di Bella in cui chiedeva un incontro. Un «comportamento – si legge in una nota dell’amministrazione – che lascia molto perplessi se si tiene conto che non e’ stato dato alcun riscontro anche alla petizione popolare sottoscritta da oltre 450 cittadini residenti».
La chiusura dell’ufficio postale al sabato, «penalizza i tanti imprenditori locali che per esigenze di lavoro sono costretti a rientrare solo nel fine settimana».
E così la protesta «che da giorni viene portata avanti non e’ solo per il cambio d’orario» ma ha come obiettivo quello di ottenere l’apertura dell’Ufficio postale di San Cataldo «dal lunedì al sabato» in quanto classificato «come ufficio di “tipologia b” per i quali e’ prevista la continuita’ del servizio».
Non solo. L’uffico di San Cataldo rientra tra quelli «per i quali non e’ prevista la razionalizzazione in base a quanto stabilito dalla delibera Agicom in quanto presidio situato in Comune montano».

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