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DICO subito che, a mio modesto avviso, la questione petrolio è stata gestita in Basilicata con i piedi: profondamente sbagliati i toni usati dal governatore Pittella,  sconcertante mi è arso il coro unanime cantato dalla classe dirigente regionale a sostegno della sua linea,un bluff la legge di rottura del patto di stabilità in merito all’utilizzo delle royalties del petrolio, chiaramente incostituzionale.

Ma procediamo con ordine. Innnanzitutto i tono apocalittici. Dice il Governatore:siamo sull’orlo del baratro finanziario, stiamo morendo, l’alternativa è o sforare il patto di stabilità o morire,  abbiamo una montagna di debiti (per favore è possibile sapere chi e perché li ha fatti?), un atteggiamento disfattista che non rientra normalmente nella comunicazione di un alto rappresentante delle istituzioni che dovrebbe al contrario galvanizzare, infondere fiducia che è un bene economico, ma Pittella evidentemente non lo sa.

 Qualche precisazione è doverosa:  1°, la condizione di moribondi viene da lontano, da  molto prima che si scoprisse il petrolio, 2°, dipende  dalla incapacità storica di saper valorizzare le risorse messeci a disposizione dello Stato (abbiamo sempre vissuto al di sopra delle nostre possibilità, contando su cospicui trasferimenti pubblici ) e di quelle presenti nella regione ( abbiamo risorse nettamente superiori ai nostri fabbisogni occupazionali),3°,  sull’orlo del baratro ci stanno soprattutto i giovani che non trovano lavoro e sono costretti a cercalo altrove, la moltitudine delle famiglie che vivono in uno stato di povertà, le donne costrette a rinunciare alla maternità, i lavoratori che prestano la loro opera nel sommerso con salari di fame e senza diritti, invece lontano, molto lontano dall’orlo del baratro stanno i settori economici protetti nella pubblica amministrazione,  stanno i politici e l’indotto che ruota intorno ad essi (associazionismo imprenditoriale e sindacale, una buona fetta delle professioni), i dipendenti a tempo indeterminato.

Le disuguaglianze sociali sono alla base delle malattie che affliggono la regione, ne consegue, caro presidente, che  nascondere i propri privilegi dietro i più deboli, evocando visioni apocalittiche, non mi sembra una azione dignitosa. 

Dare enfasi sproporzionata alla questione petrolio appare francamente un modo piuttosto ingenuo di costruirsi un alibi avanti alle proprie gravi responsabilità.   Pensare di morire, se non si gestiscono “liberamente” i 150 milioni di euro rivenienti dal petrolio lucano, è semplicemente ridicolo: stiamo parlando di una cifra pari al 5% del bilancio regionale e a meno del 2% del pil regionale.  Suvvia signori siamo seri. Che colpa hanno gli emarginati, se la regione ed il sistema delle autonomie locali hanno dilapidato i fondi della UE  e delle royalties del petrolio, pari a parecchi miliardi di euro, facendo leva su una organizzazione amministrativa largamente impreparata e ciononostante confermata  a tutti i livelli?

È  sbagliato il richiamo a quanto Renzi sta facendo a Bruxelles. Sfugge un particolare dell’azione del Presidente del consiglio che consiste nello scambio che egli propone a Bruxelles  tra maggiore flessibilità del patto di stabilità, attivando investimenti  per la crescita con riforme strutturali da realizzare in Italia. Pittella e la sua corte chiedono soltanto maggiori fondi e basta. Non un accenno autocritico a quanto fatto finora, né, una sia pur modesta, riforma dell’apparato burocratico, né infine uno straccio di proposta su come uscire dalla crisi. Sul petrolio in particolare abbiamo dovuto registrare minacce, posizione localistiche e populistiche, perdendo di vista il senso dello Stato, dimenticando che le risorse petrolifere sono dello Stato e rappresentano  una risorsa strategica per il Paese. Raddoppiare la quantità di petrolio e gas da estrarre  e  consentire la ulteriore ricognizione delle risorse petrolifere sono azioni di interesse nazionale, oltre che locale, comportano maggiori entrate per la stessa Basilicata. Il calcolo dei costi e benefici va fatto seriamente. Certamente l’attività estrattiva implica un forte impatto negativo su una parte rilevante del territorio lucano,incide sull’immagine anche fisica della regione, mettendo in discussione opportunità di crescita (vedi il parco della val d’Agri) faticosamente avviate. Alla regione spetta il compito di vigilare sulle modalità con cui si svolge l’attività estrattiva,  cosa fatta finora in maniera molto discutibile(non dimentichiamo che garantire effetti trascurabili di inquinamento ambientale costa molto, ma non per questo  si può soprassedere) e di aprire un tavolo  con il Governo nazionale ed i big players  del petrolio per concordare un sostegno decisivo allo sviluppo regionale. tutto questo lo si fa con azioni di moral suasion, negoziando, prospettando le proprie necessità, presentando progetti di sviluppo. Le multinazionali del petrolio non possono operare come separati in casa. Le “provocazioni” servono soltanto a screditarci.  

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