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C’ERANO pensionati, lavoratori attivi, quelli che il lavoro lo hanno perso e quelli che lo cercano.
E poi c’erano i giovani, tanti ragazze e ragazzi che hanno letteralmente invaso le strade di Roma per gridare tutto il loro disagio contro il Jobs Act del governo Renzi. E dalla Basilicata, dove il lavoro sta diventando un “lusso” c’era una presenza “corposa” che ha sfilato per far sentire quella che il segretario nazionale della Cgil ha definito: «la voce del lavoro».
Da ogni parte della regione sono partiti 47 autobus (12 dei quali a due piani). Molti invece hanno scelto l’autovetture. Tutti sono convenuti nella Capitale ed erano davvero tanti.
«Quasi tremila» ha detto il segretario regionale della Cgil, Alessandro Genovesi comprensibilmente soddisfatto dell’andamento della manifestazione.
«Siamo qui perchè Renzi sta svalutando il lavoro. La legge di stabilità e i tagli non aiutano a far crescere il nostro paese. Speriamo – ha concluso che il milione di persone convenute a Roma possa convincere il governo a cambiare linea».

Nel corteo romano c’era anche una folta rappresentanza della Fiom “capitanata” dal segretario regionale Emanuele De Nicola.
«La delegazione lucana – ha detto – ha risposto benissimo alla sollecitazione del sindacato, distinguendosi nel corteo per la sua particolare vivacità e gioiosità. Il messaggio, comunque è stato lanciato – ha aggiunto – Il governo Renzi deve cambiare politica. Se continua con questo andazzo torneremo indietro e non solo in termini di diritti.

Le politiche che lui porta avanti – ha concluso non portano a nulla. Anzi, portano solo la gente a protestare in piazza».
«Se non si cambia rotta – chiosa – la strada dello sciopero generale sarà inevitabile». Sulla stessa lunghezza d’onda Valeria Matone sempre della Fiom.
«La manifestazione la definirei un fiume rosso che ha scorso in difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori e delle lavoratori. La partecipazione è stata grande e sentita il che dimostra che quando la Fiom e la Cgil chiamano i lavoratori e le lavoratrici rispondono. Sarà difficile per Renzi lunedì far finta di nulla».
Numerosa anche la rappresentanza della Sel. C’era Vendola ma c’era anche un nutrito gruppo proveniente dalla Lucania.
«È stata una manifestazione straordinaria, pienamente riuscita. – ha detto Paolo Pesacane, ex assessore provinciale di Potenza – Oltre ogni aspettativa. In Italia questo 25 ottobre puó essere uno spartiacque tra una concezione ultra ventennale, proprinata come nuova e moderna, di ulteriore precarizzazione del lavoro, e una che invece rilancia sui temi dei diritti, del lavoro e del reddito».
«Uno spartiacque – aggiunge – che divide a metà lo scenario politico italiano tra il costituendo partito della nazione e una possibile coalizione dei diritti e del lavoro. Una frattura che divide i partiti al loro interno. Sel si è presentata con una sua delegazione folta e nutrita di molti giovani. C’era anche la delegazione lucana – ha concluso – con uno striscione che diceva No al Petrolio – la Basilicata non è in (s)vendita. L’autunno caldo comincia anche da noi».
Sul palco di Piazza San Giovanni generail segretario generale nazionale Susanna Camusso ha lasciato intendere che lo sciopero generale è tra gli strumenti per far desistere il governo. 

Del resto il suo invito «al lavoro e alla lotta» del resto, è tutto un programma che, di fatto, apre una stagione.
«Non siamo tristi e non siamo scoraggiati. – ha detto – Nessuno, neanche questo governo potrà cancellare la voce del lavoro». La Cgil, insomma è pronta a «usare tutte le forme necessarie», perché noi “non difendiamo solo chi le tutele le ha già, ma chiediamo che» quelle esistenti «siano estese a tutti». Un milione di messaggi a Renzi da Piazza San Giovanni sono partiti. Ora non resta che attendere come risponderà il premier.

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