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MATERA – Provate ad organizzare un concerto, uno spettacolo teatrale, un balletto. A Matera potrete scegliere fra l’Auditorium di piazza del Sedile (garantisce una fruizione difficile a causa di lavori ri ristrutturazione che sarebbero necessari e soprattutto di una caldaia non funzionante che non garantisce il riscaldamento in sala), la Casa Cava (migliore sotto il profilo strutturale anche grazie ad una recente ristrutturazione da parte del Comune, ma con dimensioni ridotte con una capienza che non supera i 139 posti), il cinema Kennedy (sala relativamente grande, ma con un palcoscenico inadatto a messe in scena con scenografie), cinema Comunale (poco adatto a rappresentazioni teatrali, spesso utilizzato per incontri politici), cinema Piccolo (piccole dimensioni, usato per incontri e dibattiti, ma assolutamente inutilizzabile per spettacoli) Cava del Sole (utile per le rassegne estive, appena ristrutturato con una spesa di 1 milione di euro) e cine teatro Duni (sui problemi del quale si è scritto più volte e si continua a scrivere).
Al termine della vostra ricerca avrete serie difficoltà per riuscire a realizzare il vostro progetto.
Il problema dei contenitori culturali della città rappresenta uno dei cardini del Dossier di candidatura, ma soprattutto un tema attorno al quale il dibattito resta sempre molto alto, pur non avendo ancora condotto ad alcun risultato se non quello che al momento la città non è dotata di uno spazio adeguato per ospitare spettacoli e iniziative culturali.
Nuova struttura, acquisizioni di quote societarie, ristrutturazione dei siti già esistenti?
Le soluzioni ventilate nel tempo spaziano su diversi fronti ma finora non sono giunte ad alcuna soluzione mentre lo sguardo al futuro deve necessariamente prevedere infrastrutture culturali che rendano la città in grado di affrontare i prossimi appuntamenti in vista del 2019.
Nel novembre dello scorso anno, intanto, un accordo al Mise aveva consentito di prevedere anche 7 milioni da destinare ai contenitori culturali cittadini. In quell’occasione il sindaco disse: «Sarà necessario aprire un dibattito con la città e nel consiglio comunale e decidere come creare dei nuovi contenitori. Due le strade che potremo percorrere: la prima ci porta ad usufruire e riqualificare quelle che sono le opzioni già a disposizione all’interno del centro storico, magari con un intervento che possa permetterci di avere una serie di contenitori all’avanguardia. Altrimenti – proseguì – dovremo identificare un luogo nel quale creare un nuovo contenitore, ad esempio un teatro per andare incontro all’esigenza di cui parla il territorio». Su questa ultima ipotesi in particolare, il Comitato per il nuovo teatro, nato da qualche tempo, si è più volte espresso, restando però ancora ad una fase propositiva cui non si sono unite molte adesioni.
Dopo lo spettacolo in teatro dialettale di qualche giorno fa, nel corso del quale gli spettatori del teatro Duni hanno sofferto il freddo e hanno dovuto affrontare problemi di tipo strutturale (poltrone danneggiate, porte di accesso non chiuse ermeticamente, luci in sala poco funzionanti) in rete, come accade sempre più spesso, si è scatenato il dibattito.
In prima fila a teatro c’era anche l’ex consigliere e assessore regionale Luca Braia che è intervenuto con un tweet (che pubblichiamo in pagina) e un post su Facebook in cui ha scritto: « Pubblico delle grandi occasioni nel gelido Teatro Duni per la commedia in vernacolo della compagnia Talia Teatro “Natale in Casa Cappiello” . Attori bravissimi e interpretazione perfetta , pubblico ridente ma insofferente per una temperatura quasi polare alimentata da un vento incredibile che lo ha fatto letteralmente soffrire.
«Insostenibile questa situazione per Matera prossima capitale Europea nel 2019 . Condizioni impossibili per qualsiasi tipo di manifestazioni … Matera necessità di un Teatro senza se e senza Ma…». Nel dibattito che ne è seguito è stata avanzata anche l’ipotesi del project financing per ristrutturare il teatro Duni. E tra le opinioni anche quella dell’assessore comunale alle Attività produttive Giovanni Scarola che traccia una analisa attenta di tutte le ipotesi, pur in contesto complessivo come quello del social network in cui qualcuni avanza anche l’ipotesi che la situazione del Duni farebbe parte di un preciso disegno dei proprietari. Scarola invece affronta per punto per punto gli elementi più importanti: «Occorre ridisegnare non il contenitore ma il modello di gestione e trovare chi sappia scrivere un modello industriale che sappia remunerare il capitale investito che può essere solo privato e dare un giusto aggio ai proprietari Al “pubblico” la capacità di rendere sempre più attrattiva la regione e la città e premiare con aiuti chi sappia portare in città il meglio del mercato musicale e teatrale. Modelli tipo il project financing in questo caso non possono funzionare perché nessuno è capace di stabilire entrate certe a costi già stabiliti nel medio lungo periodo. Pensare di espropriare non mi pare sia la soluzione più opportuna per due ragioni : la prima perché ci esporrebbe a probabile querelle giudiziaria, la seconda perché anche se il costo d’investimento fosse sopportabile, il Comune dovrebbe far fronte ai costi di gestione ( spese correnti che si alimentano aumentando le tasse comunali). E’ chiaro che il dibattito tiene banco da qualche anno ma è tempo di trovare la strada che rimetta in pista il Duni».
Che si stia arrivando ad affrontare uno dei nodi centrali della città?

a.ciervo@luedi.it

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