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I referendum sulla riforma della geografia giudiziaria sono inammissibili.

Lo ha deciso – a quanto si apprende – la Corte Costituzionale.

I tre quesiti referendari erano stati promossi da cinque consigli regionali: Basilicata, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Campania. 

Il primo quesito chiedeva l’abrogazione delle misure relative alla soppressione di 30 tribunali ordinari, delle corrispondenti procure della Repubblica, nonché di 220 sezioni staccate di tribunali ordinari; il quesito n. 2, l’abrogazione delle disposizioni relative solo al taglio dei 30 e corrispondenti procure della Repubblica; il quesito n. 3, anche l’abrogazione  della mancata previsione nell’ordinamento giudiziario dei circondari dei tribunali soppressi.

Una analoga iniziativa, avviata dalle stesse cinque Regioni nel 2013, era già stata dichiarata non ammissibile in quanto l’unico quesito presentato in quella occasione non avrebbe consentito al cittadino di esprimere, con il voto, un giudizio diversificato circa le sedi giudiziarie da sopprimere. 

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