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QUALI le ragioni che hanno indotto il Professor Pirro a scrivere un articolo per “Il Foglio” con il quale critica aspramente la trasmissione “PresaDiretta”, in merito alla questione petrolio in Basilicata? Non ci sarebbe nulla da replicare, se non fosse per la sua conclusione particolarmente offensiva e folcloristica indirizzata a noi lucani.
Federico Pirro è professore associato di Storia dell’industria presso il dipartimento di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze sociali dell’Università di Bari. Dal suo curriculum si legge che dal 2007 è componente del Centro studi di Confindustria Puglia; collabora inoltre alla rivista economica del Mezzogiorno della Svimez ed è autore, con Angelo Guarini, direttore di Confindustria Brindisi, del volume Grande Industria e Mezzogiorno 1996 – 2007, con prefazione di Montezemolo cui nel 2009 sono stati conferiti il Premio Sele d’Oro Mezzogiorno e il Premio Basilicata. Perché un professore pugliese mostra il suo interessamento alla questione lucana al punto tale da riportare meschine e gratuite offese pur di sostenere l’importanza dell’operato delle compagnie petrolifere nella nostra Regione? Sarà forse perché le politiche industriali pugliesi, in materia di petrolio, sono legate alle estrazioni petrolifere lucane? Sarà forse perché il distretto meridionale dell’Eni, con un livello di produzione che si attesta sugli 82.000 barili di olio al giorno e 3,4 milioni di gas quotidiani, rappresenta la maggiore realtà italiana quanto a produzione di idrocarburi? Sarà forse per la presenza dell’oleodotto di circa 137 km adibito al trasporto dell’olio grezzo prodotto dal Centro olio Val d’Agri e diretto alla raffineria di Taranto per le successive lavorazioni ed in funzione dal lontano 2001? Sarà forse perché il Centro Olio di Pisticci che, occupandosi della separazione del gas dalle acqua di strato, provvede a stoccarlo in appositi serbatoi e avviarlo tramite autobotti alla Raffineria di Taranto?
Solo il 16 dicembre scorso, sul giornale online “formiche.net” la cui società editrice vede nel consiglio di amministrazione Chicco Testa, compare un articolo a firma di Federico Pirro in cui si legge: “Il governo avrebbe intenzione, introducendo un emendamento alla legge di stabilità, di consentire l’effettiva attuazione del Progetto “Tempa Rossa” e soprattutto della sua sezione terminale riguardante l’area di Taranto, ove si dovrebbero costruire due serbatoi di stoccaggio della capacità complessiva di 180 mila metri cubi per conservare il greggio proveniente dall’area estrattiva di Corleto Perticara in Basilicata e destinato, dal raggruppamento Total, Shell e Mitsui che lo estrarrà all’esportazione e non alla lavorazione presso l’impianto di raffinazione tarantino”.
Gentile professore, è chiaro il suo schieramento pro-petrolio, ma almeno si limiti alle sue considerazioni industriali senza accanirsi verso chi non ha alcun arma spalleggiata da grandi multinazionali, ma solamente la dignità di non lasciarsi ulteriormente depredare e beffare da presunte ricadute occupazionali che, se pur ci fossero in modo esaltante ed eclatante come lei le prospetta, non certamente giustificherebbero il quadro ambientale illustrato nella trasmissione “PresaDiretta”. Oltretutto, lei collabora alla rivista economica del Mezzogiorno della Svimez e come tale dovrebbe sapere che quella piccola Regione, da lei sconsideratamente offesa, è considerata, purtroppo, tra le più povere d’Italia e che, secondo i recenti dati pubblicati nel Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, nel 2013 il Pil nel Meridione è crollato del 3,5 per cento e la Basilicata con il suo – 6,1 per cento è fanalino di coda nazionale. Essere una regione povera non l’autorizza ad offendere, per tramite di un dirigente dell’Eni di cui fa cenno nel suo articolo, chi dignitosamente ha deciso di viverci. I “pecorai e i morti di fame”, di cui lei parla, li trovi altrove e sopratutto in altri ambienti a lei noti, ma che sicuramente non appartengono alla nostra Terra.

*Associazione intercomunale Lucania

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