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MATERA – A chi tenta di ammansire il movimento “Riscatto” con avvertimenti più o meno larvati, dal palco su un camion in piazza Matteotti, il portavoce Gianni Fabbris dice: «Stai attento a quello che fai, la misura è colma, non puoi più manipolare le coscienze degli iscritti».
Il clima di condivisione e partecipazione attorno ai danni che l’Imu agricola rischia di provocare, tanto da portare ieri a Matera 350 trattori da Puglia e Basilicata e contadini da Lazio e Sardegna, è il segno che la misura è colma.
Un mese dopo la prima “invasione pacifica” il 24 marzo scorso, i trattori sono tornati a Matera per riunire chi dice no alla tassa che il Governo vuole venga riscossa dalle amministrazioni locali di tutta Italia.
Il clima è quello di una grande festa anche se in gioco c’è il futuro dell’agricoltura e di chi sulla terra ha costruito il proprio futuro e quello dei propri figli.
Gianni Fabbris che ha trasformato il Movimento, trasformandolo in “Riscatto” spiega: «Ci sono persone che lo animano e controparti e a loro noi chiediamo risposte, perchè sono coloro che detengono il potere. Abbiamo preso atto che il Parlamento ha trasformato in legge un decreto del Governo. Dove erano le grandi organizzazioni di categoria, prima che questo avvenisse?».
Le voci sono tante e si rincorrono in un giro d’Italia che passa attraverso la terra.
Riccardo Piras viene dalla Sardegna: «Anche noi viviamo questi problemi. Protestiamo dal 1984 perchè avevamo capito il sistema truffaldino che avevano imposto le banche al sistema agricolo con la complicità del Governo. Penso che sia ora di ribellarci a questa imposizione, dobbiamo partire da qui e estenderci in tutta Italia perchè l’agricoltura sta svolgendo il ruolo di ammortizzatore sociale».
Emilio di Miglionico: «Non permetteremo a nessuno di rompere quello che stiamo costruendo. Noi ci sacrifichiamo, paghiamo le tasse. I soldi vanno tolti all’agricoltura e non agli agricoltori».
Il presidente della Provincia, Franco De Giacomo di Matera parla anche come sindaco di Grottole: «Essere uniti su questo tema è fondamentale perchè questo tema non riguarda solo una parte di cittadini, ma riguarda tutti. A Grottole con l’Imu agricola dovrei recuperare 371 mila euro, impresa impossibile e questo vuol dire che il Comune è destinato ad andare in dissesto».
Il sindaco di Montalbano De Vincenzis ricorda: «Da quattro mesi portiamo avanti questa battaglia che ha un significato politico ma anche amministrativo, con il ricorso al Tar che hanno prodotto 400 Comuni italiani. In attesa della pronuncia attesa il 16 giugno, propongo di abrogare subito la legge».
Pietro Ninnivaggi esce dal coro. L’agricoltore altamurano precisa: «Alcune associazioni non ci hanno tutelato, i mali antichi dell’agricoltura non si possono risolvere oggi. Serve una proposta terapeutica perchè l’Imu non è una tragedia, non determinerà il fallimento del settore. Non dobbiamo continuare a parlarci addosso. Bisogna fare proposte intelligenti, non dobbiamo piangerci addosso. Tutti i parlamentari devono presentare un emendamento per sopprimere l’Imu. Io non la pagherò».
C’è anche il Lazio sul palco di piazza Matteotti per dire no all’Imu agricola. Parla Antonio De Simone di Fondi che avverte tutti e racconta la sua storia: «Quando un’azienda va in crisi, subentra la criminalità. Le istituzioni hanno un compito, aprire lo sportello del soccorso contadino perchè se non si riesce a pagare qualcosa e scattano decreto ingiuntivo e pignoramento, si rischia che la propria azienda finisca all’asta per soli 10 mila euro. La mia, valeva 360 mila euro. E le storie come la mia sono tante». Dalla manifestazione organizzata ieri dal Movimento Riscatto, è emersa un’immagine dell’agricoltura italiana e non solo del Mezzogiorno, che stenta a sopportare il peso fiscale ma che non vuol darsi per vinta.
Le storie di chi va avanti nonostante tutto, di chi vuol lasciare l’impresa di famiglia ai figli, si susseguono e non conoscono confini geografici.
In un angolo si fa sentire, anche Salvatore, il somarello figlio di Nicoletta, la storica asinella delle proteste di Scanzano jonico.
La terra gli appartiene quanto agli agricoltori.

a.ciervo@luedi.it

 

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