X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

LEVATA di scudi di ambientalisti e Movimento 5 Stelle contro l’emendamento del Governo al disegno di legge sugli eco reati approvato ieri alla Camera, che elimina tra quelli perseguibili penalmente quello che nel settore estrattivo si chiama air gun. Una tecnica usata per lo più nei fondali marini che consiste in una specie di cannone ad aria compressa che propaga onde acustiche, per verificare la presenza di petrolio. Più di un anno fa, il Senato aveva approvato il testo sui reati ambientali che il comma che prevedeva esplicitamente un pena da uno a tre anni di reclusione. Ma il ddl a cui ieri i deputati (con voto segreto) hanno dato l’ok ha cancellato il comma, con l’emendamento proposto dal Governo. Ora il testo tornerà al palazzo Madama e se dovesse essere approvato, l’utilizzo dell’air gun non sarà più considerato reato.
La prima a gridare allo scandalo è la deputata del Movimento 5 Stelle, Mirella Liuzzi: «Renzi ha oggi preferito avallare le richieste delle lobbies del petrolio. Il Governo Renzi si era già reso compiacente nei confronti delle compagnie petrolifere tramite il decreto Sblocca Italia, contestatissimo dal M5S a livello regionale e nazionale». Secondo la parlamentare pentastellata, «il Governo smentisce se stesso»: il divieto di air gun perseguibile penalmente era stato votato dal partito di Renzi al Senato che alla Camera si è contraddetto. Per essere approvata la legge avrà bisogno di un ulteriore passaggio al Senato che significa di fatto affossare la norma mettendola in stand-by. Si schierano contro la volontà del Governo, anche Legambiente e Libera.
«Era la volta buona ma a pochi metri dal traguardo il governo cambia idea e, dopo tante rassicurazioni e prese di posizione pubbliche da parte di diversi ministri, sostiene l’emendamento per togliere subito il comma sull’air gun dal disegno di legge sugli ecoreati e lo rispedisce al Senato dove rischia l’affossamento, vista la maggioranza risicata, l’ostracismo delle Commissioni giustizia e ambiente a partire dai loro presidenti e visto che una parte dei senatori Pd non vogliono i reati ambientali nel codice penale. È un atto davvero incomprensibile che rischia di far fallire una rivoluzione di legalità e giustizia, che il Paese attende da 21 anni, per fare un favore alle società petrolifere, soprattutto straniere, interessate a cercare nei fondali marini quantitativi insignificanti di petrolio». Legambiente cita i dati del Ministero dello Sviluppo Economico relativi alle riserve certe di petrolio presenti nei fondali marini italiani: poco meno di 10 milioni di tonnellate di greggio, un quantitativo in gioco ridicolo che, stando ai dati sui consumi nazionali (59 milioni di tonnellate consumate in Italia nel 2013), sarebbe sufficiente a garantire il nostro fabbisogno energetico per sole 8 settimane. Le compagnie petrolifere interessate all’uso dell’air gun che hanno presentato istanze di permesso di prospezione e di ricerca sono in totale 17, di cui 12 straniere (5 britanniche, 3 australiane, 2 norvegesi, 1 irlandese, 1 statunitense). Insomma, il gioco non vale assolutamente la candela.

marlab
m.labanca@luedi.it

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE