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EGREGIO Direttore,
da alcuni mesi a questa parte i dati statistici che monitorano l’andamento della nostra economia registrano un continuo aumento delle vendite degli ultimi due modelli di auto prodotti nello stabilimento Sata di San Nicola di Melfi: la Jeep Renegade e la 500X.
Non c’è dubbio che la ripresa dell’attività lavorativa, dopo il forzato riposo dovuto alla crisi economica e al riammodernamento degli impianti, è stata una vera boccata d’ossigeno sia per l’Azienda che per migliaia di dipendenti che, riprendendo a lavorare, possono guardare al futuro delle loro famiglie con maggiore serenità.

Molti sono stati testimoni della soddisfazione di tanti papà che, dopo anni di riduzione delle ore di lavoro e/o della cassa integrazione, hanno finalmente ricevuto una busta-paga completa, che permetterà di continuare a pagare, senza affanno, il mutuo contratto per la nuova casa, di non ricorrere più all’appoggio dei genitori pensionati per pagare le utenze, e arrivare alla fine del mese senza affanno.

Chi, invece, non riusciva a trattenersi dalla gioia di aver finalmente trovato un lavoro senza essere costretto a dover lasciare la casa e gli affetti più cari, sono stati i giovani, orgogliosi di non dover più dipendere economicamente dai genitori, e contenti di poter cominciare a programmare concretamente il loro futuro.

Più di qualcuno ha parlato del “miracolo Fiat” che, ci auguriamo di cuore, duri il più a lungo possibile, e convinca i governanti della Regione che il futuro del nostro territorio non è solamente l’industria automobilistica ma lo sviluppo delle sue naturali risorse: il turismo, agricoltura e l’artigianato.

Stando, però, a quanto mi è stato raccontato dal Dott. Messinese, nel corso della visita agli impianti della Sata nel maggio scorso assieme a un gruppo di sacerdoti, il “miracolo” sarebbe accaduto nei giorni successivi alla benedizione impartita ai due nuovi modelli della FCA, al termine della Messa celebrata nello stabilimento con le famiglie dei dipendenti, in occasione del Natale.
Con Sua grande sorpresa e di tutta la dirigenza FCA, quella benedizione “ha fatto piovere” tantissime prenotazioni di acquisto, specialmente dall’estero, al punto da dover aumentare non solo i turni di lavorazione ma anche il numero dei lavoratori. Io mi auguro che le richieste continuino con lo stesso ritmo provocando, però, un altro “miracolo” senza intervento divino: dopo la breve pausa estiva, quando a pieno ritmo riprenderà il lavoro, dalle ore 22 del sabato alle ore 22 di domenica tutti i lavoratori impegnati nella catena di montaggio possano trascorrere l’intera giornata di riposo festivo assieme ai loro familiari.

L’esperienza ci insegna che il riposo domenicale è indispensabile, non solo per ritemprare le forze fisiche – lavorare in catena di montaggio è duro, nonostante gli sforzi profusi per renderlo leggero – ma anche per rafforzare i legami familiari, indispensabili per una sana crescita delle relazioni umane. E come ha ricordato anche Papa Francesco nell’udienza del 12 agosto scorso, “il tempo del riposo, soprattutto quello domenicale, è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende”.

Permettendo che genitori e figli trascorrano insieme il riposo domenicale, non solo si favorisce il benessere della famiglia, ma diventa anche il migliore investimento che un’Azienda possa fare.

In fin dei conti, consegnare un’automobile con un giorno di ritardo non sconvolge il piano di produzione, che in questo momento va a gonfie vele. Oltretutto si tratta di prodotto non deperibile come i prodotti alimentari. Sono del parere, invece, che sospendendo la produzione domenicale per 24 ore, il prodotto FCA acquista un valore aggiunto, perché mette al primo posto la dignità della persona umana, con le sue legittime esigenze ed aspirazioni che non possono essere mortificate dalla legge del profitto che, come ricorda Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate, “se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà (n° 21).

La ringrazio per l’attenzione che presterà a questa mia richiesta, la quale non fa alcun riferimento alle motivazioni di fede che, per un buon cattolico, riguardano il precetto festivo di andare a Messa la domenica e nei giorni di festa stabiliti dalla Chiesa.
Egli sa che, andando a Messa, tutte le motivazioni del riposo domenicale sopra elencate acquistano un sapore speciale alla luce della fede, come ha ricordato Papa Francesco nella stessa udienza citata, “L’Eucaristia domenicale porta alla festa tutta la grazia di Gesù Cristo: la sua presenza, il suo amore, il suo sacrificio, il suo farci comunità, il suo stare con noi… E così ogni realtà riceve il suo senso pieno: il lavoro, la famiglia, le gioie e le fatiche di ogni giorno, anche la sofferenza e la morte; tutto viene trasfigurato dalla grazia di Cristo”.

Anche chi non crede o non pratica la fede può sperimentare gli effetti benefici del riposo domenicale, che non sono venuti dal Cielo. Essi appartengono alla nostra umanità, che Gesù ha sposato totalmente, perché fanno bene al corpo e allo spirito.

*Vescovo della Diocesi di Melfi, Rionero
e Rapolla

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