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POTENZA – In qualche caso avrebbe «rilasciato» certificati di proprietà senza provvedere alla relativa trascrizione, mentre in altri la trascrizione sarebbe stata fatta, ma soltanto dopo aver “scalato” momentaneamente la potenza del veicolo con la complicità di un funzionario del Pra, per intascarsi una parte dell’imposta dovuta per il passaggio, che si calcola in proporzione ai kw dichiarati.
E’ l’accusa per cui ieri mattina sono stati sospesi dalle relative funzioni dal gip di Potenza il titolare di un’agenzia di pratiche automobilistiche, Gennaro D’Arco e un dipendente del Pra di Potenza, Anna Teresa Trivigno.

Secondo gli investigatori della squadra di polizia giudiziaria della Stradale i due avrebbero ideato «un fine stratagemma che ha consentito realizzare ingenti illeciti profitti, sinora quantificati in svariate migliaia di euro, a discapito dell’ente pubblico e di centinaia di proprietari veicoli».

Tutto è iniziato da un banale controllo su un’autovettura effettuato da una pattuglia, che ha scoperto che il certificato di proprietà del mezzo esibilito non corrispondeva alle informazioni contenute nelle banche dati del registro automobilistico.

In altri termini, l’auto era stata effettivamente venduta dal precedente proprietario al suo conducente. Questi aveva regolarmente pagato per l’acquisto e le pratiche necessarie. Ma assieme a chiavi e libretto di circolazione gli era stato consegnato un certificato di proprietà “falso”. O meglio, vero in tutto e per tutto perché «emesso» dall’Aci su carta originale e «rilasciato» da D’Arco, ma falso nel contenuto, perché il passaggio di proprietà non era stato effettivamente trascritto.

Perciò volendo, se il vecchio proprietario fosse stato in mala fede, avrebbe potuto persino denunciare il suo smarrimento e vendere l’auto a un’altra persona.
In realtà, esaminando una serie di compravendite passate per gli uffici dell’agenzia di D’Arco, gli investigatori si sono convinti che chi cedeva le auto non sapeva nulla di quello che sarebbe accaduto dopo. Anche perché spesso si era rivolto a una rivendita di auto, che poi si era affidata a lui per sbrigare le pratiche, una volta trovato il compratore.

D’Arco è accusato di truffa «in danno di privati cittadini e auto-rivenditori» per aver rilasciato quei certificati di proprietà fasulli, «che solo apparentemente attestano l’avvenuta trascrizione di vendita che, in realtà, non è stata registrata al Pra». Un giochetto che gli avrebbe consentito di intascare l’importo dell’Imposta provinciale di trascrizione (Ipt): un obolo che per le auto più potenti può arrivare oltre i mille euro.

Più complesso il meccanismo realizzato con la complicità di Anna Teresa Trivigno, che avrebbe alterato l’archivio informatico Pra riducendo i kilowatt che misurano la potenza degli autoveicoli compravenduti. Un attimo primo di effettuare – questa volta sì – le trasccrizioni, per “abbattere” l’importo dell’Ipt dovuta, per poi ripristinare tutto com’era un attimo prima.

«Ha modificato modificato i dati tecnici dei veicoli – per i quali il complice aveva ricevuto l’incarico di procedere al trasferimento di proprietà – inserendo nell’archivio informatico del Pra una variazione che il sistema identifica con codice 43».

Spiegano dalla Questura in una nota diffusa ieri mattina. Di qui il nome dell’operazione, chiamata appunto «43».
«Si tratta, in pratica, di sostituire l’omologazione dell’autovettura interessata con un’altra di potenza fiscale inferiore». Aggiungono. Così facendo D’Arco avrebbe potuto «procedere al trasferimento di proprietà versando una Ipt, calcolata appunto sul numero dei kw, sensibilmente inferiore a quella prevista». Quindi intascando – si presume – la differenza tra il costo delle spese di trascrizione addebitato al cliente e quello realmente sostenuto.

Gli concludono evidenziando «che tale variazione dei dati tecnici, che non trova ovviamente riscontro nella realtà, ha determinato non solo il versamento di una Ipt ridotta ma anche il pagamento, in alcuni casi, di una tassa automobilistica regionale minore rispetto a quella dovuta».

lama

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