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C’E’ CHI come don Franco Corbo, l’accoglienza allo “straniero” la fa da anni. Chi come don Vito Telesca, si dice pronto ad accogliere l’appello del Papa. E poi c’è don Donato Lauria, don Mimmo Florio, don Salvatore Dattero, don Carmine Lamonnea che accolgono in pieno l’appello di Francesco ad ospitare una famiglia di profughi. Certo dall’accogliere l’appello, al passaggio alla fase pratica, di strada ce n’è. L’accoglienza, anche se di una famiglia, ha bisogno di un minimo di organizzazione.

«La “Laudato sii” del pontefice è la sintesi perfetta di ciò che già facciamo. – esordisce il parroco di Sant’Anna, don Franco Corbo – Francesco è sempre più pratico! Accogliamo tutti l’invito. Per quel che mi riguarda – aggiunge – sono anni che vivo in compagnia di ospiti di tutto il mondo. Passo da uno a 5 ospiti a seconda dei tempi. Sto cercando costruire una sala di accoglienza con i servizi accanto alla sacrestia. Son tre anni che aspetto…forse un giorno parlerò di questo».

Questa mattina i fedeli della parrocchia di Sant’Anna, che, giova ricordare ospitano 4 persone provenienti dall’Africa, saranno a Roma proprio da Papa Francesco. «Se avrò la possibilità – confida don Franco – gli dirò che su questa problematica, siamo in perfetta sintonia». Don Vito Telesca, parroco della cattedrale, ammette che: «nella mia comunità spazi per accogliere le persone non ce ne sono. I due appartamenti che abbiamo sono già occupati da famiglie in difficoltà. Ma al consiglio pastorale di domani sera, porro la questione e chiederò un impegno concreto nel trovare case disponibili, pagare un fitto e cercare di non far mancare nulla alla famiglia di profughi».

Sulla stessa lunghezza d’onda il parroco di Avigliano, don Salvatore Dattero. «Accogliamo con entusiasmo l’appello del Papa e l’invito dell’arcivescovo Superbo. Domani sera (stasera per chi legge ndr) in un incontro discuteremo proprio di questo ed eventualmente ci attiveremo già per trovare abitazioni disponibili. Questa, ovviamente sarà la prima fase. Poi toccherà accogliere e accompagnare la famiglia durante tutto il periodo dell’ospitalità. Non vogliamo dare solo le chiavi di una casa. Ma vogliamo farli sentire a casa loro ricordando che l’altro non fa paura, ma va accolto nella carità». Anche in una delle parrocchie più grandi della città accolgono l’invito del Papa.

Per don Donato, parroco della comunità “Maria Santissima dell’Immacolata”, accogliere i bisognosi: «è un fatto ordinario» e aggiunge: «noi ci siamo. Anche se bisogna capire la modalità per accogliere. Come parrocchia non abbiamo spazi e poi con l’ambulatorio e la mensa che verrà inaugurata, di disponibilità ce n’è poca. Questo non vuol dire che ci adopereremo al meglio per dare una degna accoglienza».

Il tema della “modalità” se lo pone anche don Mimmo Florio di Santa Cecilia. «La disponibilità c’è, ma va studiato un progetto che possa definire nel dettaglio la modalità. Non si può non aderire all’appello del Papa che nella sua grande capacità di accogliere il Vangelo, lo mette in pratica spronando la comunità cristiana a fare altrettanto”. Di spazi disponibili non ne ha nemmeno don Carmine Lamonnea. A dire la verità la sua parrocchia che si chiama “Spirito Santo” non ha ancora una chiesa.

Il luogo di culto dovrà nascere nei pressi del Palabasento. Nonostante le ovvie difficoltà, don Carmine si dice entusiasta dell’appello del Papa: «che fa capire anche l’emergenza in cui ci troviamo. Pertanto ci tocca da vicino. Sicuramente è un appello che ci chiama a “muoverci” in questo senso. La mia parrocchia ancora non ha spazi, ma certamente è un problema reale e il nostro compito di cristiani è quello di pensare e accogliere il fratello bisognoso».

Infine per il parroco di San Giuseppe di Potenza, don Giuseppe Nolé: «bisogna seguire l’appello del Santo Padre, non é un optional: si può e si deve fare, perché é un dovere di ogni uomo ed é un dovere di umanità». Insomma i sacerdoti rispondono sì all’accoglienza, bisogna capire se le comunità cristiane che loro guidano rispondono con lo stesso entusiasmo.

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