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I CONSIGLIERI regionali Luigi Bradascio (Pp) ed Aurelio Pace (PpI) hanno appena presentato una mozione per chiedere la «moratoria delle pratiche di utero in affitto». L’iniziativa sarebbe stata ispirata dal «ricordo di Sushma Pandey, una ragazza indiana, di soli 17 anni, morta a causa di trattamenti ormonali, finalizzati alla produzione di ovuli per una procedura di utero in affitto, acquistata da due ricchi occidentali». Di seguito il testo integrale, in cui si rivolgono ai presidenti di giunta e Consiglio regionale chiedendo di sollecitare il governo nazionale perché si faccia portatore di una proposta di moratoria a livello internazionale da condividere in sede Onu.

NEL “mondo all’incontrario” di chi pensa che esista un diritto ad avere un figlio, ignorando l’unico vero diritto che è quello di un figlio a non essere considerato merce da acquistare tramite un contratto di compravendita, alcuni governi hanno consentito il varo di normative che prevedono la «gestazione di sostegno», la «gestazione per altri», la «maternità surrogata».
Sono tutte espressioni che servono a mascherare la realtà dei fatti. Si chiama comunemente utero in affitto, perché di questo si tratta purtroppo: un ignobile  passaggio di denaro tra un acquirente/ locatario e un venditore/ locatore, la cui finalità è la consegna, alla fine del processo, di una “merce”, che in questo caso è però un essere umano. Un bambino.
I firmatari di questo documento affermano che le persone non sono merce, gli esseri umani non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini. I figli non si pagano, come il grande Eduardo De Filippo fece dire a Filumena Marturano in un indimenticabile, straordinario  dialogo con Don Domenico  Soriano.
Siamo i primi a dire che il desiderio di avere un figlio è un desiderio naturale: non può e non deve però travalicare i limiti della natura stessa e mai e poi mai può legittimare l’attivazione di meccanismi di compravendita di siffatto genere. Le procedure che portano alla nascita di questi bambini-oggetto sono terrificanti: si parte con la ricerca di “donatrici di ovulo” (terribili eufemismo del mondo all’incontrario: non donano alcunché, ci sono dei ricchi borghesi che utilizzando agenzie specializzate, veri lucratori di queste compravendite, costringono donne in stato di estremo bisogno ad accettare pochi denari per venderli).
Si procede con la stimolazione ovarica, un bombardamento ormonale, che arreca danni pesantissimi alla salute delle donne che vi si sottopongono (fino alla morte, come nel caso di Sushma Pandey); segue l’operazione  invasiva di agoaspirazione in sedazione profonda,  attuata per “catturare” l’ovulo bombardato.
Dopo la fecondazione in laboratorio l’ovulo viene inserito nell’utero affittato di un’altra donna, in modo che il bambino che nascerà non abbia il riferimento a una sola figura materna essendo questa stata parcellizzata, insomma spezzata in due. E sia la “cosiddetta donatrice di ovulo” sia l’affittatrice di utero firmano comunque contratti dove per pochi spiccioli rinunciano a qualsiasi contatto diretto con il nascituro.
Il momento del parto è poi dolorosissimo, per donna e neonato.
Il bambino, infatti, appena venuto al mondo viene adagiato solo per qualche secondo sul petto della madre partoriente, da cui viene poi brutalmente strappato, per essere consegnato alla coppia di ricchi compratori.
Sono coinvolti in tale pratica nazioni civilissime, di antica tradizione, quali India, Cina, Bangladesh, Thailandia, Russia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Canada e otto Stati degli Usa.
Le conseguenze terrificanti di queste pratiche, con bambini rifiutati perché nati affetti da qualche malattia, secondo la logica dell’eliminazione del “prodotto fallato”, conseguente alla trasformazione delle persone in merce, grazie a Dio, sta già interrogando molti governi.
In Cina si sta legiferando almeno per impedire di operare alle agenzie intermediarie, vere responsabili dell’ampliamento di quello che dobbiamo considerare solo un modo di speculare sul corpo e sulla vita di  donne poverissime ed emarginate.
In India è stato vietato l’accesso alla maternità surrogata sia agli omosessuali, sia ai single; in Thailandia si va verso l’abolizione totale della possibilità di ricorso a questa pratica, dopo l’incredibile vicenda del piccolo Gammy, affetto da sindrome di Down e rifiutato dalla coppia di australiani che avevano affittato l’utero di una giovanissima thailandese e che hanno preteso di acquistare solo la sorella gemella nata sana.
Solo in Europa, incredibilmente, la Corte di Strasburgo ha sanzionato l’Italia perché non riconosce la  “genitorialità surrogata”, affermando di conseguenza la legittimità delle pratiche di utero in affitto.
Non possiamo essere orgogliosi di una Europa, che sta calpestando le sue radici, che acconsente allo sfruttamento e alla mercificazione del corpo della donna, dimenticando anni di battaglie e di conquiste civili proprio da parte delle donne.
Non possiamo essere orgogliosi di una Europa che  trasforma gli esseri umani, costretti dalle loro misere condizioni di vita, in oggetti di sfruttamento e i figli in mercanzia da compravendita.Noi siamo italiani orgogliosi del nostro Paese, delle nostre donne e della nostra storia di conquiste sociali e di progresso nel campo dei diritti umani.
Siamo orgogliosi delle tante battaglie che associazioni di tutti gli orientamenti politici soprattutto negli anni sessanta e settanta e poi ancora fino ad oggi hanno combattuto a difesa della dignità delle donne e del loro diritto a gestire in maniera consapevole il proprio corpo.
Siamo orgogliosi della storia politica dei nostri partiti che hanno nei decenni passati affermato il diritto dei più poveri ad essere rispettati, a non essere sfruttati a causa della loro condizione economica.
Richiamiamo questi valori fondamentali, per gridare che consideriamo inaccettabile questa violazione plateale dei diritti elementari della donna e del bambino. Per questo chiediamo a tutti i cittadini del mondo di dire con noi, in tutte le lingue, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che i figli non si pagano e gli uteri non si affittano.
I consiglieri Bradascio e Pace, firmatari di questo documento, chiedono al signor presidente Pittella e al signor presidente Lacorazza di sollecitare il governo italiano ad assumere una posizione chiara e definitiva di rinuncia all’utilizzo di queste vergognose pratiche e di rivolgere la richiesta al segretario generale dell’Onu, di convocare l’assemblea del Palazzo di Vetro per mettere in votazione una proposta di moratoria delle pratiche di utero in affitto e di genitorialità surrogata in tutto il mondo, nel rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli, che più fatica fanno a far valere i propri diritti umani e civili come le donne in condizioni di bisogno e  i bambini appena nati, specialmente se disabili.

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