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Nella sede romana della Regione Basilicata è stato siglato un accordo storico. Il Consorzio Industriale della Provincia di Matera e Syndial, società ambientale di Eni, hanno finalmente raggiunto l’intesa in merito alla bonifica delle aree industriali della Val Basento.

Gli oneri finanziari spetteranno per l’80% all’azienda satellite del cane a 6 zampe e per il 20% al Consorzio Industriale, che potrà contare sul sostegno economico della Regione.

«Il presidente Pittella ha seguito il laborioso lavoro che è stato necessario per giungere all’accordo di oggi” – ha spiegato l’amministratore unico del Consorzio Industriale, Carlo Chiurazzi – Con una delibera, la giunta regionale si è impegnata a sostenere finanziariamente le attività di nostra competenza».

La firma di oggi mette fine a un contenzioso durato più di 10 anni e pone basi concrete per l’attivazione del processo di bonifica tanto atteso.

«Per Syndial è un momento importante, di sintesi rispetto a una conflittualità che ci vedeva protagonisti da troppo tempo – ha commentato Giovanni Milani, amministratore delegato della società – Da oggi parte la “fase del fare”. L’accordo prevede tempi sfidanti per la presentazione del piano di bonifica, che dovrebbero consentirci di ottenere subito l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e quindi di andare in campo, e far partire effettivamente le bonifiche, entro la fine del 2016».

Sono passati 60 anni da quando, nel territorio della Val Basento, furono scoperti i primi giacimenti metaniferi. Le iniziative imprenditoriali sorte di lì a poco tra Salandra, Ferrandina e Pisticci, perlopiù impegnate nella produzione di beni derivati dalla chimica, accrebbero sì il livello occupazionale della provincia di Matera, ma si resero responsabili dell’inquinamento della valle. Era il periodo del disinteresse, delle fabbriche ma anche della collettività, per le ricadute dei processi industriali sull’ambiente. Tra le altre, Snam ed Enichem agirono in totale assenza di controlli.

Negli anni Ottanta, la crisi della chimica italiana portò allo smantellamento delle aziende insediate nell’area. Il Ministero del Mezzogiorno e quello dell’Industria, la Regione Basilicata, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera ed Eni siglarono un accordo per rilanciare l’industrializzazione della Val Basento, anche attraverso i proventi della vendita (da parte di Eni) al Consorzio di fabbricati e terreni, nonché della pista Mattei di Pisticci.

Una volta firmate le carte, però, il laboratorio di analisi incaricato dal Consorzio di verificare la composizione dei terreni e delle acque di falda rilevò la presenza di mercurio, rame e nichel oltre i parametri consentiti, e una diffusa concentrazione di amianto. Nelle acque di falda, invece, gli esperti riscontrarono la presenza di solfati, manganese e cloruri. Nel marzo 2003, il Ministero dell’Ambiente includeva la Val Basento tra i “siti inquinati di interesse nazionale” e imponeva agli enti coinvolti di procedere alla messa in sicurezza dell’area.

Era solo l’inizio dell’interminabile contenzioso cui oggi è stata messa la parola fine.

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