X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

POTENZA – Condannato in abbreviato a 3 anni e due mesi per un rapporto sessuale violento con la sorella nel 2012, e un altro tentato nel 2014 quando lei se la cavò soltanto con delle lesioni e poi decise di denunciarlo. Questo il verdetto di primo grado per un 20enne di Banzi, che aveva qualche piccolo precedente, e per il quale è caduta l’accusa di violenza nei confronti della cugina: arrestato a novembre dell’anno scorso, è ancora detenuto, ma, dopo questa condanna, tra qualche mese potrebbe andare ai domiciliari.

Il caso aveva coinvolto due quattordicenni, che in base all’accusa originaria per mesi avrebbero subito in silenzio le violenze sessuali da parte di quel ventenne per che loro rappresentava un punto di riferimento familiare. E che, invece, si sarebbe rivelato l’orco da temere. Violentate, abusate e minacciate affinché non dicessero nulla di quanto avveniva all’interno delle mura domestiche. Una situazione divenuta insostenibile fino a quando, dieci mesi fa, i carabinieri del Comando provinciale di Potenza hanno arrestato il ragazzo, da allora recluso nella casa circondariale del capoluogo. Il gip Amerigo Palma aveva infatti accolto la richiesta di arresto del sostituto procuratore della Repubblica, Anna Gloria Piccininni. Arrivare all’indentità del ragazzo non era stato facile ma alla fine gli uomini dell’Arma, dopo mesi di indagini, ci sono riusciti.

Le investigazioni avevano preso il via nella primavera 2014 quando la cuginetta del ragazzo, chiacchierando con un’amica, le aveva raccontato qualcosa, una sorta di rapido riferimento, uno sfogo forse neanche troppo dettagliato. Eppure quelle parole lasciarono un segno nella ragazzina che le ascoltò e a sua volta le riferì a qualche altro: è così che quel racconto dell’orrore è passato di bocca in bocca ed è giunto alle orecchie dei carabinieri di quel comune dell’area nord della regione. Gli uomini dell’Arma non hanno preso sottogamba quella che in apparenza poteva sembrare anche una becera chiacchiera di paese. Anzi. Hanno deciso di vederci chiaro e si sono subito messi al lavoro. Hanno raccolto elementi su elementi. Indizi che sono diventati prove. Prove che, alla fine, hanno inchiodato il fratello, nonché cugino, delle due ragazzine.

Con l’arresto di novembre l’incubo per le due minorenni è finito (così come per i genitori dei presunti vittima e carnefice, che non si sono mai accorti di nulla e che, una volta che il nome del figlio è venuto a galla, non hanno esitato a denunciarlo) e l’esito giudiziario del processo in rito abbreviato arriva a fare ancora più chiarezza su quella torbida vicenda.

L’avvocato del ragazzo, Fabio Di Ciommo, si è detto «soddisfatto dell’assoluzione per il capo d’imputazione nei confronti della cugina e fiducioso di riuscire a dimostrare in appello l’innocenza del suo assistito anche per le accuse di violenza nei confronti della sorella».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE